Gioia e lacrime all'Allianz Stadium

La festa è tutta per Buffon

1526746339157_GettyImages-960076388.jpgQui, all'Allianz Stadium, c'è un po' di tutto. C'è gente pazzamente felice, ci sono volti rigati dalle lacrime, ci sono campioni immensi che lasciano, ci sono senatori che si congedano, ci sono i soliti a cui piace fare gli sgarbati perché va di moda così, c'è il popolo canterino in versione coro scatenato, mentre tracima in ogni angolo il desiderio di fare festa.

La partita contro il Verona, già retrocesso, ovviamente inutile, è solo un pretesto, una sorta di beata scocciatura tra quello che succede prima, durante il riscaldamento, e quello che accade dopo, con la celebrazione, i coriandoli, il giro di campo, il pullman scoperto, le bollicine, la discoteca, i balli.

Qui, pigiati come sardine, ogni attimo è storia, ogni sussulto è intriso di gloria. Qui il presidente Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved e il diesse Fabio Paratici, la triade dei miracoli, raccoglie una specie di ovazione quando mette il naso sul prato verde e scruta il torello come fosse una finale di Champions League. Qui niente è banale, nemmeno il rituale che si ripete da sette anni di fila per la santificazione dello scudetto, con passerella e coppa. Sette titoli consecutivi non li aveva mai vinti nessuno e la certificazione di questo primato - che chissà mai se qualcuno riuscirà a eguagliare o a superare - rende il contesto ancora più saturo di emozioni.

Qui e non altrove. Basterebbe l'addio di Buffon, comunque, a riempire anime e cuori, a gonfiare i ricordi a dismisura, a farsi prendere un po' dalla nostalgia di ciò che è stato in questi 17 anni vissuti intensamente. L'atmosfera non è quella dei melodrammi e meno che mai del dramma; è un'atmosfera speciale, unica, diversa da quella della separazione acidula di Del Piero anche se, probabilmente, il portiere italiano più forte di ogni epoca si regalerà una coda agonistica a Parigi, per tentare l'assalto alla Champions League. Assalto che a Torino non gli è mai riuscito.

L'addio di Buffon è qualcosa di struggente. Gigi e la Juventus chiudono il loro rapporto professionale (non affettivo) al 63', con l'ingresso in campo del Pinsoglio, e per due minuti abbondanti il gioco, la partita, il mondo bianconero si fermano. Applausi e lacrime, standing ovation, solo ed esclusivamente cuori, nessun bidone dell'immondizia. Gara interrotta e applausi commossi pure per Stephan Lichtsteiner, svizzero di passaporto ma italianissimo di indole, un altro del club dei sette scudetti.

Qui, tutto qui. Coriandoli sparati in cielo e sotto il diluvio al grido di 'Siamo noi/i campioni dell'Italia siamo noi'. Poi amori, umori, clamori, cori, desideri, sogni, saluti. Qui all'Allianz Stadium c'è un po' di tutto in questo sabato da consegnare alle cronache del calcio e della vita.
 

 

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  • pubblicato19.05.2018
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