'Interviste agli arbitri? Ci vuole un'altra mentalità'

Il n.1 dell'Aia resta ancora dubbioso: "Ci stiamo lavorando da tempo"

1474876877721_GettyImages-600043654.jpg"Il problema e' che se da domani avessimo questa possibilita', si parlerebbe sempre di riconoscimento degli errori, si costringerebbe l'arbitro ad andare davanti alle telecamere e dire 'ho sbagliato'. Bisogna cambiare mentalita' e sottolineare le cose belle".

Appena confermato alla guida dell'Aia per il terzo mandato di fila, Marcello Nicchi conferma ai microfoni di "Radio Anch'io Sport" che il momento in cui gli arbitri potranno parlare con i media a fine partita e spiegare le proprie decisioni non e' ancora cosi' vicino.

"Noi vogliamo parlare con tutti e quando ci viene richiesta un'intervista, tutti sono autorizzati a parlare - continua Nicchi - ma ci sono momenti in cui il silenzio ci permette di ottenere cose che con le parole si possono distorcere o male interpretare. Gli episodi ci saranno sempre, gli arbitri purtroppo sbagliano ma bisogna prendere lo sport per quello che e'. Quando facciamo le riunioni con dirigenti, allenatori e capitani, e' il primo momento in cui possono avere spiegazioni su tutto. Che senso ha allora, a mente calda, parlare? Ognuno ha le sue ragioni, le sue convinzioni".

Quello di consentire agli arbitri di parlare con i media "e' un progetto a cui sto lavorando da tempo e  a piccoli passi ci stiamo avvicinando - sottolinea ancora il presidente dell'Aia - Fa parte del mio programma, e' un discorso al quale tengo. Quando arrivera' il giorno in cui arriveremo a parlare serenamente di tutto, ecco, li' saremo cresciuti, ma se ci  sono persone che non sono in grado di parlare con gli altri o chestraparlano degli altri, non c'e' democrazia".

Nicchi resta "dubbioso" sul consentire agli arbitri di parlare subito dopo la gara "perche' se viene dato del matto a un direttore di gara e si cerca sempre la polemica, diventa difficile. E' un passo delicato, ci sono momenti in cui, per la troppa tensione, il silenzio e' meglio di mille parole. Ci sono molti altri momenti in cui si puo' spiegare e l'interlocutore ascolta ma altri ancora in cui si puo' spiegare e all'interlocutore non interessa perche' ha perso. Non tutti sono cosi' preparati per accettare un dibattito pubblico  con la giusta calma".

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  • pubblicato26.09.2016
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