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M.O., ricucire strappo Usa-Israele

Lunga telefonata nella notte tra il premier Netanyahu ed il vice di Obama, Biden. Oggi Israele dovrebbe rispondere alla richiesta Usa di bloccare il piano per i nuovi insediamenti. Riaperti i valichi con la Cisgiordania e la Spianata delle Moschee a Gerusalemme.

Diplomazia al lavoro per trovare una soluzione alla crisi tra Stati Uniti ed Israele, innescatasi dopo la notizia della costruzione di 1.600 nuovi insediamenti a Gerusalemme Est e che rischia di bloccare il processo di pace in Medioriente. Il ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha infatti telefonato, in tarda serata, al vice-presidente Joe Biden; una conversazione lunga, protrattasi fino alle 2, di cui però non si conoscono i particolari e cui hanno partecipato anche i consiglieri di Netanyahu, Yitzhak Molcho e Ron Dermer, insieme con l'inviato israeliano negli Stati Uniti, Michael Oren. La notizia sugli insediamenti era stata data proprio durante la visita di Biden: una decisione ritenuta un insulto dalla Casa Bianca che, nell'occasione, è stata presa completamente alla sprovvista.
Oggi, anche il ministro degli Esteri Franco Frattini ha parlato della vicenda: "Non è il momento di porre ostacoli alla pace ma è il momento di sedersi al tavolo del negoziato come programmato'; non è, insomma, il momento di fare gesti controproducenti.
Gli Stati Uniti hanno quindi ufficialmente chiesto a Israele di interrompere il progetto edilizio e oggi Netanyahu dovrebbe preparare la risposta dopo un incontro con alcuni dei suoi ministri in cui potrebbe anche decidere di assecondare gli Usa.
Nel frattempo, dopo gli scontri di martedì, il governo di Gerusalemme ha deciso di riaprire l'accesso alla Spianata delle Moschee, nella capitale, e di riaprire anche i valichi di frontiera con la Cisgiordania - rimasti bloccati per 5 giorni, impedendo ai palestinesi che lavorano o studiano in Israele di entrare - pur mantenendo in allerta tutte le forze di polizia e militari dislocate nei siti.

Il servizio del corrispondente Filippo Landi