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Esiste ancora la questione meridionale?
06/12/2005

Da questa domanda provocatoria prende le mosse la nostra notte di Radio Uno, in cui cerchiamo di riflettere sui problemi vecchi e nuovi del Mezzogiorno cercando di inserirli nel contesto più ampio dell'Italia intera e dell'Europa. Per "questione meridionale" s'intende soprattutto il divario tra Nord e Sud che ha caratterizzato il Paese a partire dagli anni dell'unificazione. L'annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte, nel 1861, si è mossa essenzialmente come trapianto, da parte dei governi sabaudi, di un sistema statale centralizzato, burocratico, senza prendere in considerazione le peculiarità di questi territori che, anzi, sono rimaste schiacciate dando vita a lacerazioni sociali, morali ed economiche tra Nord e Sud. Ma la storia della questione meridionale è anche la storia dei tentativi compiuti dallo Stato per sanare questi problemi. A partire dal secondo dopoguerra, con la riforma agraria, con il primo Intervento Straordinario e la Cassa per il Mezzogiorno, fino ai giorni nostri. Si continua a stanziare denaro, ma il divario resta. Ci chiediamo se sono stati utilizzati strumenti sufficienti. Forse è necessario cambiare il modo di vedere la questione meridionale, considerando la realtà profondamente mutata e l'allargamento dei confini del Paese verso l'Europa, così come ci illustrano gli ospiti della notte: l'onorevole Enzo Mattina, ex europarlamentare, già sindacalista Uil e Presidente dell'Ente Bilaterale Nazionale per il lavoro temporaneo; il professor Giuseppe Galasso, docente di Storia Moderna all'Università Federico II di Napoli; l'onorevole Nicola Rossi, economista diessino; il senatore dell'Udc, Luigi Compagna; lo scrittore Diego de Silva; il regista Francesco Rosi.

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