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"Tempi lontani" di Umberto Broccoli
Cara mia vechia Europa, partiamo da una frase di qualche anno fa: “In questo occidente cristiano, cosiddetto democratico, la classe politica è oggi meno capace di esercitare una leadership rispetto a trenta, quaranta anni fa”,
Così diceva l’ ex cancellieri socialdemocratico Helmut Schmidt facendo grandinare parole quando ancora l’ Europa non era entrata nella palude dei problemi non risolti. E proseguiva:
In questo occidente cristiano, cosiddetto democratico, la classe politica è oggi meno capace di esercitare una leadership rispetto a trenta, quaranta anni fa”, aveva detto Helmut con tutto il distacco di chi, da tempo, aveva messo dietro le sue spalle l’ esperienza politica, limitandosi ad agitare un po’ di mondo attorno a sé. E come dargli torto, mia cara vecchia Europa…
Il secolo dle progresso, il Novecento, ti ha sparato dalla terra alla luna e, anche se la terra gira sempre con la stessa velocità, la nostra storia è corsa via rapida. Dall’ inzio del secolo dei viaggi in nave cariche di emigranti e di lettere per comunicare da un continente all’ altro, all’ era della comunicazione via satellite. E i passeggeri del pianete si sono adeguati. Prima, era tutto più lento, più meditato, frutto di riflessioni pacate. Oggi è tutto fulmineo, compresso dal tempo che non deve essere sprecato. Una legeg dura. E la classe politica non si sottrae.
Schmidt (ma anche noi) ricordava una classe politica in doppiopetto, camicia bianca, scarpe scure. Una classe politica alla quale apparteneva un presidente della Repubblica italiano al quale sembrava una follia acquistare un cappotto nuovo, ordinando al suo sarto di rivoltare quello vecchio “perché tutti dovevano fare sacrifici”. Si chiamava Einaudi. Chissà cosa farebbe rivoltare oggi. O forse si rivolterebbe egli stesso.
Abbiamo visto meno primavere, ma le stagioni ci hanno regalato momenti diversi di storia, recuperando i quali, oggi, le parole di Schmidt non  ci sembrano solamente laudazioni del tempo passato. Quante stagioni hai conosciuto mia cara vecchia Europa. La guerra, la ricostruzione, e poi la guerra fredda, le varie crisi economico politiche e quant’ altro si è affacciato nella seconda metà del secolo dell’ accelerazione e del benessere. Quella classe politica è cresciuta ascoltando la radio. Questa classe politica è figlia delal televisione, mia cara vecchia Europa!
E, infatti, non  sfuggiva  nemmeno questo a Helmut, ex cancelliere, con tanta voglia di cancellare. Cancellare il costume derivato dalla televisione che “educa alal superficialità, non soltanto il pubblico, ma anche i protagonisti che sono sul proscenio e che vanno ai talk show”. Come dargli torto, mua cara vecchia Europa.
Per la legge del male comune (da sempre mezzo gaudio) è consolatorio. C’ è un’ unità sostanziale nel segno della televisione superficiale, nella quale è abolita la parola ragionamento. Nella quale, se hai un concetto da esprimere, troverai sempre un autore pronto a dirti: “Lo faccia in trenta secondi”. Dove sempre più spesso i conduttori ti chiedono “lo dica con una battuta”, oppure “abbiamo quindici secondi, dica pure”. E in quei quindici secondi c’ è solo il tempo di dire “pure”, facendo (così) anche una battuta vecchia come il mondo.
Così va il mondo, mia cara vecchia Europa. Anzi: così va il monod della televisione. E, allora, tornano alla mente immagini di altri tempi.
Tempi lontani, tempi di quaranta anni fa. Tempi, osservando i quali, sembra essere passato un secolo. Tempi in bianco e nero: dai vestiti dei politici, ai programmi televisivi. Tempi più rilassati, nei quali (per esempio), le trasmissioni avevano una sigla di coda: più lenta, più melodica di quella di testa, perché doveva rallentare tutto, proponendo anche in musica la fine del programma. Tempi in bianco e nero, mia cara vecchia Europa. Tempi di ieri. Ma forse più colorati dei tempi a colori del giorno d’ oggi.