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"Prometeo e il fuoco" di Umberto Broccoli
Cara mia vecchia Europa: Prometeo e il fuoco!
Simbolo delle invenzioni e del progresso dell’ Uomo. Prometeo viene punito per aver fatto pensare l’ uomo, per aver concesso all’ uomo di immaginare, sognare, inventare dando concretezza a quei sogni..
E il Novecento ci ha proiettati nel progresso, cara mia vecchia Europa. I ragazzi, oggi non si rendono conto. Non si rendono conto di come il Medioevo sia ad un passo d anoi.. ieri l’ altro… anche quando le invenzioni avevano preso piede…
Prendiamo un anno, fra i dieci degli anni Cinquanta, mia cara vecchia Europa.
Come si viaggiava in quegli anni Cinquanta!
Nel 1956 era nata la Società Autostrade, per realizzare la Milano Roma Napoli, l’ autostrada del sole.
I più giovani non lo possono ricordare: ma viaggiare, in quell’ Iatlia del dopo, dopo-guerra era un impresa simile in tutto e per tutto ai pellegrinaggi medievali dell’ Europa di ieri. Il pellegrino, per venire al Limina beai petri, doveva superare di tutto: strade impossibili, osti impossibili, percorsi impossibili, aggressioni rapine e furti possibili,  possibilissimi. Poi, a piedi (o al massimo, a cavallo) cercava di raggiungere la destinazione.
Mia cara vecchia Europa: prima dell’ autostrada del sole, si viaggiava (logicamente) in automobile. Ma era un’ impresa. Se da Roma dovevi andare a Firenze, la previsione era necessariamente sulle 8 dieci ore di viaggio. Lungo la via Cassia, con uma media di qualche dedina di chilometri all’ ora e non di più. Inevitabilmente, affrontando un passo come quello di Radicofani, l’ acqua del radioatore bolliva. Per cui ti dovevi fermare e aggiungere acqua fresca al radiatore. Si viaggiava con fiasco al seguito. Il fiasco del vino, con tanto di paglia di supporto, serviva per essere riempito con l’ acqua di una fontanella o di un torrente e integrare l’ acqua bollente del motore. Così andava il mondo, mia cara vecchia Europa: accompagnato da uno schiozzo d’ acqua bollente di radiatore
Inevitabilmente, spuntava fuori un parente, esperto di viaggi, ed esperto di scorciatorie su vie vicinali con le quali si potevano evitare camione, diminuendo la noia di un viaggio in fila indiana, affumicati dallo scappamento. E allora –mia cara vecchia Europa- erano dolori. Perché per risparmiare strada e tempo, si infilavano carrozzabili incerte, dove non incontravi camion, ma potevi finire in un gregge di pecore.
Non ti restava che il pranzo in un’ osteria di viaggio, mia cara veccia Europa. Qui, puntlamnete, mangiavi male e pagavi tanto, per rimetterti in viaggio stordito dalla cucina casareccia, conclamata dal parente esperto di strade e trattorie sulle strade.
Mia cara vecchia Europa: a Firenze, dopo mezza giornata di viaggio, avresti rimpianto il treno o i viaggi di tuo nonno, quando –con la carrozza- ci metteva una settimana, ma arrivava riposato, dopoa aver cambiato vestiti e cavalli nelle stazioni di posta.