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"Tempi migliori" di Tiziana Di Simone

Cara la nostra Europa di oggi e di sempre

Ci piace sperare in tempi migliori- non è un peccato sperare- ma ci piace ancora di più agire. Abbiamo parlato questa mattina di donne in azione, donne pronte al fare, a contrasto con quella noia e quell’insoddisfazione che ha portato Madame Bovary alla distruzione.

Sembra strano ma in un tempo difficile come questo è più difficile annoiarsi. Bisogna agire per non tornare indietro, non perdere quanto si è a conquistato a fatica, bisogna agire per costruire. In questa attitudine le donne, volubili o meno, sono molto determinate.

Visto che dobbiamo fare i conti con la questione meridionale in Europa, anche se a noi non piace quel confine, anzi io direi quel muro che sta dividendo l’Unione tra i paesi virtuosi al settentrione e al sud i "peccatori" dalle finanze allegre. Visto che la nostra scelta di oggi è stata di guardare alle donne del Nord, adesso apriamo una brevissima questione settentrionale, andiamo in Islanda. A prendere il fresco…

Ovviamente scherzo. L’Islanda è il primo paese europeo contagiato dalla crisi, ha dichiarato fallimento nel 2008, dopo che il fallimento della Lehamn in America ha travolto le tre maggiori banche dell’isola ghiacciata. Da allora Reykiavik ha processato i banchieri e condannato anche il suo ex primo ministro per negligenza. Il paese con solo 300mila abitanti è riuscito a far dimettere governo, consigli d’amministrazione delle banche e riscrivere la Costituzione dopo essersi trovato in ginocchio per il crack bancario e sta lentamente risalendo la china.

Fino a un paio di settimane fa sembrava che la risposta alla crisi in Islanda fosse tutta al femminile. Sarà solo una nota di costume ma il capo del governo è donna, il capo della Chiesa locale è donna, come pure la portavoce del parlamento. C’era una candidata alla presidenza della Repubblica, la signora Thora, giornalista 33 anni 4 figli, che però ha perso l’elezione. Alla presidenza della Repubblica è andato per il quinto mandato un uomo, Grimsson, che ha infranto il sogno della Repubblica delle donne -o meglio la sfida che un manipolo al femminile potesse portare isola fuori dalla crisi. Thora , la signora candidata l’aveva detto: "il paese prima era governato da un club di uomini, nella finanza e nella politica,e ci hanno lasciato con un debito 10 volte sopra al nostro pil. Le donne sono arrivate a mettere a posto i danni degli uomini-come al solito". Thora- con questo slogan - ha perso la sua battaglia ma una curiosa domanda senza risposta è risuonata nella campagna elettorale islandese:

"la crisi finanziaria non sarà stata forse provocata da un eccesso di testosterone?"