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"Vestigia di miti d'Europa" di Umberto Broccoli
Cara mia vecchia Europa, sembrano lontanissimi quegli dei! Giove, Giunone, Minerva, Apollo, Vulcano…
Lontanissimi, perché frutto di una fantasia antica, così diversa dalla nostra religiosità. Eppure, sono dentro di noi, perché quegli dei inventati dall’ uomo rappresentano perfettamente le nostre passioni.
E ci si appassionava sulle loro storie. Così umane, anche se formalmente divine. E ognuno di noi, aveva il suo preferito. Tendenzialmente, poteva non essere proprio una divinità ufficiale: si poteva fare tifo per Ercole, per esempio. Era il preferito di molti. Un po’ uomo, un po’ dio. Non troppo dell’ uno, né troppo dell’ altro. Un dio quasi raggiungibile, mia cara vecchia Europa
E immaginavamo l’ Olimpo. Con una luce d’ acciaio ad illuminare pepli, toghe, elmi e discussioni fra tutti quegli inquilini immortali.
A terra, andavamo curiosando nei ruderi dei templi antichi dedicati a loro. Una testimonianza monumentale della loro presenza. Non proprio presente concretamente, ma senz’ altro ben presente nella fantasia dell’ uomo di ieri: pronto a tirar su colonne, capitelli, celle, statue per tenere buoni quegli esseri superiori fino ad un certo punto. Perché capaci di ire funeste: e, se l’ ira di un uomo si può governare, l’ ira di dio è sempre più complessa da contenere.
Mia cara vecchia Europa: che sensazione quando, nelle viscere del Campidoglio, si vedevano affiorare i resti antichissimi di un tempio antichissimo. Il tempio di Giove, Giunone e Minerva: tutti e tre insieme, la triade capitolina, le tre divinità di Roma antica e del mondo antico. Blocchi di tufo vecchi di almeno 2500 anni, mia cara vecchia Europa.
Uomini di ieri si saranno avvicinati, avranno toccato quelle pietre, forse avranno riso e pianto chiedendo una grazia… Come si fa con gli dei, con tutti gli dei di tutte le religioni del mondo. Oggi, ruderi. Ieri, edifici immensi. Con statue enormi, accigliate, cariche di oro e di pietre preziose. Ferme a guardare dall’ alto le miserie dell’ uomo. Statue d’ oro, di avorio, di oricalco… occhi senza pupille ma più espressivi degli occhi degli uomini. Perché gli uomini vedevano l’ espressione in quelle orbite spente e cave…
Mia cara vecchia Europa: Mi piace passeggiare con la fantasia alla ricerca di quegli dei antichi.
Simulacri perduti della spiritualità di ieri. Dei stravaganti, solo apparentemente passati di moda. Presenti ancora oggi nella religione dell’ uomo. Sempre pronto a pesare ad un dio, nelle campagne. Un dio cui chiedere clemenza per il raccolto, cui raccomandare i frutti della terra. Un dio venerato agli incroci delle strade, nei campi. Rappresentato da un mucchio di pietre, da un’ immagine consacrata. Oggi sostituito perfettamente da quelle edicole votive, tirate su dalla passione della gente.
Alla bell’ è meglio, tra un confine di campi e una strada sterrata, mia cara vecchia Europa. Sempre piene di fiori tagliati. Edicole dentro alle queli si vedono immagini di gusto popolaresco: una Madonna con un bambino, un santo, un Cristo che indica il cuore. Edicole fuori dalle quali, chi passa, si ferma e lascia un pensiero.