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"Metafore reali" di Umberto Broccoli

Cara vecchia Europa: un sabato mattina sull’Olimpo.
Con una fantasia straordinaria: i greci antichi immaginavano un monte su cui collocare gli dei. Una collocazione simbolica, di comodo: nessun greco si sarebbe spinto mai fin lassù per verificare di persona l’ esistenza delle divinità. Ma gli bastava immaginare, mia cara vecchia Europa.
Vedeva l’Olimpo alto, quasi sempre circondato dalle nuvole e sognava in alto, lontano dalla terra, la famiglia degli dei.
Mia cera vecchia Europa: la fantasia degli uomini antichi immaginava gli dei lontano dalla terra, ma non troppo. Irraggiungibili dall’ uomo, ma (tutto sommato) vicini all’ uomo, perché (in definitiva) potevano essere raggiunti in qualche modo, scalando un monte.
Per questo, gli dei avevano un carattere, mia cara vecchia Europa. Un carattere simili a quello degli uomini. Soffrivano, piangevano, si arrabbiavano, si innamoravano: erano (come gli uomini) schiavi delle passioni, desiderosi di vivere bene la loro vita divina: fra banchetti, riunioni nelle quali decidere il destino dei mortali, pronti a fare qualche incursione sulla terra, per prendersi il piacere fra le donne della terra. Fra questi, uno specialista era Zeus, giove il tonante, il padre della folgore, il padre del tuono. E, con il tuono, Zeus faceva sentiere la sua voce, mia care vecchia Europa.
Gli amori degli dei. Soprannaturali, descritti nella grande mitologia classica. Gli uomini, sempre alla ricerca della "preda". Le donne "preda" a tentar di scappare, per poi trovarsi nelle braccia degli uomini alla ricerca della "preda". Gli amori degli dei del’ Olimpo, descritti dagli uomini, assomigliano tanto alle nostre telenovelas. Giove che scende sulla terra, si nasconde e mette in cinta la bella figlia del re. La figlia del re che si fa sposare dal guerriero, nascondendogli il particolare di aspettare un bambino (sia pur un bambino divino). Giunone arrabbiata che aspeta a casa suo marito, pronta a tradirlo. Venere che sta con tutti e tutti che cercano di stare con Venere.
Mia cara vecchia Europa è la mitologia, studiata a scuola. Storie scritte, in Grecia, dagli uomini di quasi tremila anni fa, per descrivere una mondo di sogni, un mondo fantastico, il mondo degli dei, il paradiso. Evidentemente, il paradiso degli uomini di ieri, rappresentava i sogni degli uomini e delle donne di sempre e da sempre: poter trasgredire, poter vivere alla giornata, poter essere liberi di amare, anche se sposati, poter immaginare una vita spensierata.
Una vita senza regole, senza doveri, di soli piaceri, mia cara vecchia Europa: tanto vicino, da potersi raggiungere a piedi, scalando una montagna della Grecia. Potrebbe essere una metafora, mia cara vecchia Europa.