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"Il futuro dell'Europa" di Umberto Broccoli

Cara Vecchia Europa, quanto si scrive su di te!
Saggi, articoli, opinioni, libri, trasmissioni radiofoniche e televisive. Sembrava ieri, quando iniziavamo a parlare di Europa alla radio: fra più di qualche nota di indifferenza. Non c’ era l’ euro, gli stati dell’ Unione si contavano sulla punta delle dita di due mani, la Convenzione era di là da venire… Tuttalpiù ci si richiamava a Maastricht e ci si sentiva eurosalottieri..
Oggi ne parlano tutti e –come accade abbastanza spesso- da questa slavina di parole deriva confusione e non certezza. Piovono regole e parole in nome delle scelte: e queste vanno in secondo piano. Come dire: prima organizziamo un telaio burocratico, poi ci caleremo dentro i contenuti.
Semplificando, questo è il rischio di sempre. Il rischio di veder prevalere leggi e burocrazie (nei momenti creativi, di fondazione). E non fantasia e creatività.
Tutti si interrogano sul futuro della nostra cara vecchia Europa, costruendo castelli di leggi e leggine, intessendo trame di regole con palazzi e burocrati al seguito. Cercare l’ orientamento in uno dei templi di Bruxelles o di Strasburgo è un po’ come navigare verso le Indie Occidentali al tempo di Cristoforo Colombo: solo mare davanti, senza punti di riferimento. Mare di decreti, oceani di pareri, tempeste di interrogazioni, venti di dubbi, uragani di risposte non date a domande elementari. Tutte turbinanti insieme, mescolate dal soffiare del Eurocrate: un vento nuovo, figlio dell’ Euro, il vento cantato da Omero, il vento che alzava le tempeste contro Ulisse. Si vola verso l’ Europa delle regole, dimenticando l’ Europa delle scelte. E quando di vola verso le regole, inevitabilmente si rischia di procedere radente al terreno, per non dire “terra terra”.
Era chiaro negli anni Settanta, quando quasi ogni libro poneva un’ interrogativo nel titolo. Con certezze, con sicurezze. Ma proprio quei titoli dimostravano quanto fosse lontana la risposta a quegli interrogativi. E, allora, per proseguire nel percorso, si varavano leggi, si studiavano decreti, si immainavano interventi burocratici.
E così, anziché le scelte, prevalevano le regole. Anziché l’ uomo e le sue esigenze, grandinavano commi e paragrafi che (consapevolmente o inconsapevolmente) rendevano la vita dell’ uomo un labirinto.  
Ecco il rischio. Il rischio di pensare alla grande e trovarci stretti nella burocrazia: il contrario del pensiero grande. Perché (da sempre) bisogna diffidare di chi immagina un mondo nel quale si cammina più spediti affinando le regole e non tentando di non crearne.
Cara Vecchia Europa delle domanda stampate sui libri… cosa augurarci? Che presto passi questa tempesta pubblicistica. Perché, tra cento anni, servirà solamente a far peso negli scaffali (da sempre pieni di regole e non di scelte). E che torni a prevalere la vita delle scelte, lasciando agli scaffali polverosi quella delle regole. E che si tornino a pubblicare, in Europa, quei libri carichi di fantasia. Figlia, da sempre, delle scelte e non delle regole.