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"Il coraggio di avere paura" di Umberto Broccoli

Cara mia vecchia Europa: "Il coraggio uno non se lo può dare", scriveva Alessandro Manzoni, a proposito di Don Abondio, prete di campagna al quale interessava solamente e semplicemente una vita tranquilla, lontano dai pericoli, totalmente anonima, perché grigiore e anonimato diventavano polizze assicurative per un futuro senza grane.
Il coraggio uno non se lo può dare. Ma -mia cara vecchia Europa- non me ne farei un vanto.
È inutile immaginare l’ eroe tradizionale. L’ uomo impavido pronto ad affrontare ogni rischio, ogni turbolenza, ogni avventura: anche perché non esiste. L’ uomo, da quando passeggia sulla terra, ha paura. E la paura è la spia grazie alla quale non si fanno stupidaggini e (talvolta) si evita di finire in tragedia proprio quella passeggiata terrestre chiamata vita.
L’ uomo ha paura, mia cara vecchia Europa. Ma questo non giustifica la codardia, la piccineria mentale di chi viaggia al riparo dell’ idea di una vita comoda: tutta centrata sulla realtà di renderla molto scomoda agli altri, magari inconsapevolmente. Il coraggio: Non se ne vede tanto in giro, mia cara vecchia Europa.
La nostra vita quotidiana non ci restituisce certezze. È molto difficile trovarsi di fronte a situazioni chiare e la chiarezza non è una caratteristica presente attorno a noi. Molto è costruito sull’ approssimazione, sul non detto, sul poco chiaro. Molto è centrato sul provvisorio. Anzi: non è centrato sul provvisorio, perché non ci può essere un centro, bilanciato sul provvisorio. E di qui nasce quella sensazione diffusa di insicurezza, caratteristica del vivere al giorno d’ oggi.
Si chiede un appuntamento: in genere non si accorda. Chiedi un chiarimento: esci con le idee più confuse di prima. Definisci gli orizzonti di un’ iniziativa: lasci le cose in un modo, le ritrovi in un altro. Non è semplice vivere così. Non è semplice, mia cara vecchia Europa. Anche perché c’ è molta deresponsabilizzazione. Non ci si assume la responsabilità di dire le cose come stanno. Non c’ è il coraggio di vivere.
Riacquistare certezze, mia cara vecchia Europa. Per ottenere, è forse indispensabile tornare a decidere. Decidere: meglio se ispirati dalla correttezza nelle decisioni. Comunque, decidere. Con chiarezza, con determinazione, prendendo una strada o, al limite, decidendo di non prendere alcuna strada, purché dietro questa scelta ci sia un pensiero e non una approssimazione di pensiero. Una decisione sbagliata, può dispiacere. Ma è meo grave di una "non" decisione. Lasciare in sospeso una situazione, significa star male e far satre male. Sta male chi non decide, e sta peggio chi vede l’ altro non decidere.
Il coraggio. Viene dalla parola "cor" cuore, mia cara veccia Europa. In romanesco "coraggio" si può dire anche "avere core”, avere il cuore. E ribadisco: fra tanti "quacquaracqua" non si vede molto coraggio in giro ad eccezione dei film. Forse -mia cara vecchia Europa- bisognerà consolarsi andando al cinema.