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"Buona fine e buon principio" di Umberto Broccoli

Cara mia vecchia Europa, si parte.

Si parte per un anno, per un’ altra parte del nostro percorso, mentre ci piovono addosso slogan e frasi fatte e finite. Cara mia vecchia Europa, vecchia come il 2012, ecco la più fatta delle frasi fatte: “Buona fine e buon principio”, e via recitando.

Mia cara vecchia Europa: il punto di svolta di un anno da sempre porta con sé la voglia di fare auguri. Perché è un cambiamento, perché si va incontro ad una novità con la speranza di trovarci di fronte a situazioni differenti.

Ricordi, mia cara vecchia Europa? Nel mondo antico, un dio guardava dietro e avanti contemporaneamente: era Giano, rappresentato con due fronti, bifronte. Dio del passato, ma anche del futuro. Dio di ieri, ma anche del domani. Dio della doppiezza, perché con due facce: una per voltarsi indietro, l’ altra per vedere davanti a sé. Oggi un paio di millenni fa, ci si sentiva sul limitare di una porta: per cui, anche le porte avevano (nel mondo antico) un significato divino, mia cara vecchia Europa.

Passare sotto uno stipite poteva significare dare un taglio netto al prima a favore del poi. Un salto nel vuoto, perché i proverbi ci hanno insegnato a non lasciare mai la strada vecchia per la nuova. E ad una certa età, è inesorabilemnte più lunga la strada dello ieri.

Mia cara vecchia Europa, capita. Capita che, guardando indietro, vedi scappare via gli anni come gli alberi di un paesaggio, guardato dal finestrino posteriore di un treno. Non fai a tempo a inquadrarne uno che se ne va, velocemente a confondersi con tutti gli altri. Questa è la sensazione guida: di una velocità sempre maggiore, legata al crescere del numero degli anni. E non ci sono antidoti, non ci sono rimedi, mia cara vecchia Europa. L’ unica possibilità, l’ unico auguri da fare in questi casi, non è tanto “buona fine e buon principio. Piuttosto sarà quello di prendere tempo. Di saper assaporare le fermate in ogni stazione, di trovare il tempo di scendere anche nella più piccola stazioncina di paese e bere un caffè in uno di quei bar nei quali le facce sono sempre le stesse, da anni. Facce di paesi piccoli, nei quali il tempo scorre più lento, rallentato da un caffè corretto al mistrà e un mazzo di carte affumicate. Facce, senza tempo anche se segnate dal tempo. Facce costruite su tanti “ieri”, senza avere fretta di arrivare al “domani”

Mia cara vecchia Europa, va bene così.

Va bene augurare a tutti: buon 2013, ben diverso dal 2012