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"Una memoria artificiale" di Umberto Broccoli
Ti ricordi, mia cara vecchia Europa? Ti ricordi quando i professori imponevano ai ragazzi di "mandare a memoria" poesie lunghissime, o cantiche intere delle Divina Commedia?
Oggi non usa più e chi ne parla rischia di fare la figura del nostalgico, passatista. Eppure quella memoria, così naturale, ha avuto un valore immenso. Era odiata dagli studenti di ieri: perché era difficile cercare di memorizzare centinaia di versi. Oggi c’ è chi lo rimpiange. Perché significa portarsi dietro un bagaglio insuperabile di conoscenza, di sonorità, di ricordi comuni.
Oggi non usa. Eppure usava. Oggi sa di vecchio, quasi al confine con il patetico poter ricordare l’ "orazion picciola" di Ulisse, nell’ Inferno della Divina Commedia. Passa per sfoggio di cultura, passa per arcaismo inutile. La "Divina commedia? A che serve?". Mi pare di ascoltare questo esercito di modernisti totalmente ignoranti. Ignoranti in senso stratto, perché ignorano il luogo dele nostre radici
Dobbiamo pensare al futuro, e non al passato. Dobbiamo vivere la cornaca di tutti i giorni e non la memoria antica dei giorni trascorsi da secoli. Già, mia cara vecchia Europa. Anche la tua storia antica sta diventando inutile: non si conosce e non si vuole approfondire. A che serve conoscre le vicende dell’ impero romano?. A chi importa scandagliare il perché della sua fine? E’ inutile, del tutto inutile. E pensare che di tanto in tanto mi tornano alla mente le vicende di quei momenti. Con Roma, potenza imperialista e coloniale, in grado di dominare sul mondo grazie alle alleanze politiche. Con una pressione sempre maggiore di "barbari" sui confini dlel’ impero. "Barbari": così i romani chiamavano chi abitava al di fuori del confini... E loro, i "barbari", pinao piano entravano in quei confini e si mescolavano con i cittadini dell’ Impero. Dalle steppe asiatiche, dal nord Africa, dal’ oriente: entravano silenziosamente. A loro, mia cara vecchia Europa, i romani lasciavano i lavori malvoluti da tutti. E loro, i barbari, li svolgevano, pur di stare nella civiltà.
Che noia questa storia, mia cara vecchia Europa. Questa tua storia ricorda pure, nello stesso periodo, una class epolitica sempre più ricca e sempre più corrotta. I libri chiamavano questa epoca "decadenza", decadenza dell’ Impero romano. E nessuno (a quei tempi, ai tempi della decadenza) credava alla possibilità di finire. I soldi circolavano, i barbari lavoravano come schiavi, la gente correva negli stadi. Fino a che negli stadi esplose la violenza e sempre di più quegli stranieri dovevano essere coinvolti nelle gestione di un potere sempre più evanescente. Ma che noia, a chi serve questa storia?
Apparentemente, a nessuno. Ma, continuando a leggere, scopriamo tasse sempre più alte e popolazione sempre più scontenta. Inflazione alle stelle, e imperatori acclamati uno dopo l’ altro.
Guerre sorde fra occidente e oriente, mentre si affaccia l’ Islam nel mediterraneo e gli arabi arrivano in Italia. Il benessere nelle mani di pochi, la miseria nelle mani di molti. E poi ancora disoccupazione, ingiustizia, paura del domani conl e parole di un papa a tuonare contro l’ ingiustizia, e vedere ovunque "guerra, morte, lutti e desolazione", per l’ avanzare di una cultura troppo, troppo legata alla materia….(Gregorio Magno, alla fine del VI secolo).
Ma tutto questo non serve, mia cara vecchia Europa. Non evoca, non richiama, non ricorda nulla nel nostro mondo così a corto di memoria naturale e così compiaciuto della sua memoria artificiale.
E non serve raccontare come, dopo quel papa, si affaccia la notte del tempo. Perché dopo quel papa inizia il medioevo.