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"Troppo seri" di Umberto Broccoli

Cara mia vecchia Europa, sempre meno fantasia, sempre meno favole.
E guai a ricordare alle persone (specie a certe persone) la mancanza grave della fantasia delle favole: ti prendono per pazzo. Troppo impegnati a fare seriamente cose serie, mia cara vecchia Europa. Troppo calati nel personaggio dipinto dalla fantasia perversa del potere. Poco tempo a disposizione, faccia seria, farsi negare sempre, e guai a sorridere.
Mia cara vecchia Europa: si sorride solamente nei luoghi del sorriso: a teatro, dopo il lavoro o, tuttlapiù, per fare colpo su quella tua collega della porta accanto, abituata a vederti serioso. Allora (mia cara vecchia Europa) riso e fantasia sono indispensabili. Così come sarà indispensabile raccontarle delle favole. La favola della tua follia, la fola della tua vita passata a riflettere, la fiaba della tua voglia di trasgredire, almeno una volta nella vita. Magari con lei. Ed entrare con lei nel mondo delle favole. E quando vedo queste favole tristi, mi verrebbe da scappare via, mia cara vecchia Europa
Stiamo rinunciando alla fantasia: lo ripetiamo spesso. Perché sempre più persone credono allo stereotipo  di quel personaggio raccontato nelle favole moderne del potere. Mia cara vecchia Europa: il mondo non ha tempo per le favole e Cenerentola è semplicemente una velina che non è stata in grado di sapersi vendere bene.
E non vogliamo raccontare la favola antica della nostalgia di ieri, mia cara vecchia Europa. Ma non era così. Fino a poco tempo fa, era possibile ascoltare quel patrimonio inesauribile di fantasie legato alle filastrocche.
E non c’ era bisogno di raccolte antropologiche per conservarne la memoria: si tramandavano di generazione in generazione. Alla parola "Straccia buratta" immediatamente qualcuno rispondeva "Il gatto con la gatta", così come quando si ascoltava "Lucciola lucciola vien da me", inevitabilmente il periodo successivo proponeva "che ti do il pan del re".
Oggi qualcuno sorriderà ascoltandomi, mia cara vecchia Europa. Perché in questo mondo non ha senso immaginare una lucciola affamata di pan del re, Né una gatta in rima con straccia buratta. Le lucciole sono scappate via lontano (come diceva Pier Paolo Pasolini, anche se, per fortuna, stanno ritornando). E i gatti si possono esibire nei salotti: se di razza e con un bel pedigree attaccato al collo.
Vedo i sorrisi dei rigoristi, figli delle favole recenti, mia cara vecchia Europa.
A che serve tutto questo? Oggi viviamo il mondo della concretezza, degli schemi, dei diagrammi, dei diagrammi schematizzati. Parlare di favole e fantasia fa sorridere. Anzi: fa ridere i polli. A proposito di polli, mia cara vecchia Europa: lo sai che molti bambini americani figli del progresso, cosa dicono per definire la campagna? Dicono: è quel mondo senza asfalto, dove ci si sporcano le scarpe e i polli girano crudi. Non credo sia nuova fantasia-