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"Cose piccole" di Umberto Broccoli

Cara la mia vecchia Europa, i tempi stanno cambiando. E lo si vede dalle cose piccole piccole…
Si vendono sempre meno mattoncini Lego. E tu mi dirai: ma con tutti gli argomenti di cui si discute sulle pagine dei giornali, questo europeo radiofonico e un po’ passatista non trova null’ altro di meglio da dire che la crisi del mattonicino della Lego…
E invece è proprio necessario riflettere su questo piccolo cambiamento. Piccolo solamente in apparenza: di fatto, segno di una trasformazione epocale.
Era il 1932, a Billund in Danimarca. E Oleg Kirk Christiansen (un falegname) inventava questo passatempo destinato a far schierare i ragazzi di tutto il mondo: meccanici e leghisti. Non fraintendermi, cara vecchia Europa. I Meccanici erao appassionati del “Meccano”, quel sistema di costruzioni in ferro forato con le quali si poteva fare di tutto: dalla gru, alla casa, fino alle navi, componendo i pezzi con pazienza e cacciavite. Mentre i leghisti si sbizzarrivano a costruire oggetti con quei mattoincini colorati e sagomati. E la parola leghista proponeva come elemento di divisione, la scissione netta e decisa dai meccanici.
Nel dopoguerra, l’ Europa dei ragazzi si univa nel segno del Lego. E, spesso, i ragazzi si incontravano e  erano leghisti uniti e convinti, anche se provenienti da latitudini differenti… Insieme parlavano il linguaggio comune dei colori e della creatività. Insieme, costruivano forme fantastiche, unendo il mattoncino rosso a quello giallo e tutti tenuti insieme dalla piattaforma celeste…. Quei leghisti europei tiravano su aeroplani, casette, palazzi, castelli. Qualche leghista era in grado di creare uomini e donne: ed era un bel vedere, scoprirsi leghisti uniti e convinti.
Oggi è crisi del mattoncino. Se ne vendono sempre meno e sempre meno ragazzi trovano interessante tirar su fantasie colorate ad incastro. Sono presi dalle play station, da giochi e giochini elettronici.
Cara la mia vecchia Europa. I tempi cambiano. I ragazzi leghisti del lego appartengono al passato e quelle scatole piene di colori piano piano troveranno posto in cantine e soffitte. Tra qualche anno, nessuno ragazzo europeo saprà spiegare a cosa servissero quei mattoncini colorati, fatti per essere incastrati l’ uno nell’ altro.
Cambiano i tempi e lo si vede soprattutto in queste cose piccole piccole. Non si gioca più dicendo “Facciamo che io ero un architetto e tu eri il mio capocantiere e insieme costruivamo tanti palazzi colorati”. Oggi i palazzi si distruggono con i colpi delle armi avveniristiche e virtuali delle play station. E i ragazzi europei (dopo aver rinunciato all’ imperfetto: “facciamo che io ero…”), oggi si divertono con altro.
Ma si divertono con altro?