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Quando ancora si guardavano le stelle

in onda domenica 19 maggio 2013 alle 13.20

Una mostra a Palazzo Strozzi di Firenze Galileo. Immagini dell’universo dall’antichità al telescopio offre lo spunto per compiere un’indagine che svela intime relazioni dell’astronomia con il mondo artistico e culturale.

Il percorso di questa puntata di Passepartout si muove tra Firenze (Basilica di San Lorenzo e la mostra di Palazzo Strozzi), Roma (Chiesa di Santa Maria del Popolo), Caprarola (Palazzo Farnese), per osservare alcune significative contaminazioni tra il linguaggio scientifico e quello artistico.

In realtà il legame tra astronomia e arte parte da molto più lontano, dalla civiltà babilonese, dove già si cercavano gli allineamenti stellari calcolando le loro conseguenze sui destini umani. Gli egiziani non furono da meno. Crearono una cosmogonia dove il mondo era all’interno di una sfera celeste, in cui trasferirono tutti gli elementi zodiacali di Babilonia mescolandoli alle loro specificità culturali. Il vero passo in avanti verso una scienza astronomica vera e propria, avvenne in Grecia intorno al 130 a.c. con Ipparco, il quale basandosi su antichi dati babilonesi scoprì che la volta celeste si muove intorno alla terra in base ad una oscillazione della Terra.

La rivoluzione greca presenta altre punte di diamante: in primis, Pitagora e i pitagorici, e poi Aristotele, la cui cosmogonia durerà addirittura per diciotto secoli, confluendo anche nel mondo romano e cristiano.

Astrologia e astronomia furono tra gli interessi più frequentati nel Rinascimento, al punto di ispirare numerosi cicli pittorici e opere artistiche. Sostanzialmente nel Rinascimento si tendeva a recuperare tutti i miti e le sapienze dell’antichità aggiungendovi la scoperta dell’America: il mondo poteva dirsi ora tondo con la cristianità che, nonostante tutto, continuava a restare vincente.

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