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Cuba, un altro quadro da un quadro

in onda domenica 1 aprile 2012 alle 13.25

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    Parte da un quadro, il San Cristoforo di Jacopo da Bassano, il dodicesimo appuntamento di Il capitale di Philippe Daverio.

    Il quadro è conservato al Museo Nacional de Bellas Artes di L’Avana e di recente è stato esposto in Italia, proprio a Bassano, nell’ambito della mostra Jacopo Bassano e lo stupendo inganno dell’occhio. Percorrendo la sua storia, Philippe Daverio prosegue il viaggio cubano cominciato la scorsa settimana. Fu acquistato da Pedro de Alcántara Téllez-Girón Pimentel, príncipe de Anglona y marqués de Javalquinto, capitanato di Cuba dal 1840 al 1851. L’acquisto avvenne probabilmente a Venezia nel 1842 quando la chiesa di San Cristoforo della Pace, dove il quadro era collocato, fu abbattuta da Napoleone per creare il nuovo cimitero. Venezia post congresso di Vienna era poverissima, mentre la Spagna stava bene grazie alle sue colonie. Inoltre, l’acquirente proveniva da una famiglia di spicco, dato che il padre era considerato un supergrande di Spagna, un vero e proprio eroe, capace di opporsi a Napoleone, fino a meritarsi di figurare in un ritratto di Goya. Il quadro arrivò a L’Avana, a bordo della fregata Tigre, il 12 novembre del 1842, insieme ad altre ventinove opere, che andavano a costituire il nucleo originario della Galeria Didactica de La Academia de San Alejandro, quella nella quale trenta anni dopo andrà a studiare il padre dell’Indipendenza Cubana, il rivoluzionario e poeta José Martì.

    I dettagli di questi fatti ci permettono di tracciare una rilettura della storia di Cuba. Oggi il quadro è parte del Museo Nacional de Bellas Artes, dove appare accanto ad altre opere di artisti di prestigio internazionale, tra cui Guardi e Canaletto, Zurbaran, Murillo, Mariano Fortuny, Reynolds Corot. Nessuna colonia di nessun paese d’Occidente colonialista ha mai avuto un museo così importante: perché Cuba è un luogo tutto particolare. Il giro per la città tra costruzioni barocche, neoclassiche o liberty, musei e teatri, locali e botteghe d’arte conferma questa sensazione, che vede Cuba protagonista di uno sviluppo coloniale piuttosto inusuale.

    Una storia che ha conosciuto un suo ’68, non il nostro ma quello di un secolo prima, in occasione della conclusione della guerra civile negli Stati Uniti, che coincise con l’abolizione definitiva della schiavitù. A Cuba alcuni spiriti libertari ne avevano assorbito i valori: nel 1868 Carlos Manuel de Cespedes, proprietario di piantagione, liberò i suoi schiavi, trasformandoli, assieme ad alcuni suoi colleghi, in un esercito di liberazione contro il colonialismo ispanico. Gli esiti non furono quelli sperati e il tutto si concluse con una serie di sconfitte; nel frattempo nasce però il movimento rivoluzionario di Josè Martì, quello che ha studiato guardando anche il nostro Jacopo da Bassano. Con Martì si genera così il seme di una nuova speranza, che porterà Cuba all’indipendenza all’inizio del secolo successivo.

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