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La guerra delle cattedrali

in onda domenica 2 settembre 2012 alle 13.25

“Passepartout” propone un confronto tutto particolare tra due edifici di grande pregio, la cattedrale di Palermo e quella di Monreale, che diventano un pretesto per spiegare importanti questioni religiose, politiche, storiche e culturali, alla base della loro edificazione.

La Cattedrale di Palermo infatti nacque per volontà dell’arcivescovo di Palermo Gualtiero Offamilio, tra il 1069 e il 1190; quella di Monreale fu invece voluta dal re Guglielmo intorno al 1172 proprio per creare un contrappeso politico e religioso rispetto al grande potere conquistato dalla diocesi di Palermo. Guglielmo raggiunse in pieno il suo scopo in quanto anche Monreale divenne sede vescovile per volontà di papa Lucio III.

A poca distanza di tempo e di luoghi, le due cattedrali si presentano quindi come due simboli di potere, due entità da riscoprire e da studiare. Nonostante gli interventi del XVIII secolo di Ferdinando Fuga, la Cattedrale di Palermo si rivela ancora ai nostri occhi nei suoi connotati originali, che sono sostanzialmente arabi. Il suo aspetto è quindi una sorta di accumulo architettonico che ha sedimentato nel tempo tutti gli aspetti della storia cittadina, dal periodo arabo, fino al XIX secolo, seguendo il filo di significative incursioni di gotico fiammeggiante quattrocentesco e di profonde trasformazioni tardo-barocche. Di questo cocktail linguistico “Passepartout” esamina soprattutto la sua porzione originaria, quella arabo-normanna, che rivela la sua tangenza con le “cube” viste nelle puntata precedente, sia nei dettagli architettonici, sia nei nelle scelte decorative. Una conferma ulteriore di quanto l’estetica siciliana dell’epoca normanna fosse legata in modo al mondo arabo. Sulla costa meridionale dell’isola questo contatto è ancora più evidente.

A Mozia e dintorni, a Mazara del Vallo si ritrovano infatti alcuni esempi impressionanti di costruzioni arabe, che le telecamere di “Passepartout” hanno voluto documentare come testimonianza tangibile di queste rimanenze. Tornando alle cattedrali vediamo come si è invece esplicata la risposta normanna al vescovo di Palermo. Con Monreale re Guglielmo sembra proprio lanciare una sorta di sfida “alla siciliana”, in un gesto architettonico e politico che racchiude una rivendicazione autorevole di potere. Una cattedrale ricca, sontuosa, di qualità spettacolare, con un messaggio politico chiarissimo: una dichiarazione di indipendenza da Roma, redatta anche assimilandone l’estetica, mediandola con il meglio che viene da Bisanzio e metabolizzando il mondo arabo, che non è più visto così prossimo come un tempo. Un’architettura che trova il suo archetipo in uno dei primi luoghi del loro potere, a Salerno, dove la cattedrale costruita cent’anni prima presenta i primi segni rivelatori di queste riscoperte romane. Si è aggiunta quindi una nuova componente che va a determinare il complesso mosaico estetico della Sicilia normanna, che riscopre il gusto dell’antico, della romanità. Un motivo di ispirazione, sia politico che estetico.

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