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Il naso dei Senesi

in onda domenica 24 febbraio 2013 alle 13.25

Questa settimana Philippe Daverio ripercorre idealmente la via Francigena da Lucca a Siena, sulle tracce del percorso artistico di Jacopo della Quercia. Un'occasione per svelare alcune peculiarità della cultura estetica del celebre scultore e nello stesso tempo evidenziare i caratteri fondamentali della storia di queste due città toscane.

Jacopo lasciò in questi luoghi quelli che possono essere considerati in assoluto i suoi capolavori: il Monumento Funebre a Ilaria del Carretto (Cattedrale di San Martino di Lucca, 1406-08) e i rilievi scultorei della Fonte Gaia (Siena, Piazza del Campo, 1409-19).

In particolare si comprende come l’autonomia dello stile di Jacopo sia un prodotto del gusto sincretico di Lucca, ricco di citazioni internazionali e, ancor di più, della particolarissima evoluzione storica e culturale di Siena, in cui innovazione, cosmopolitismo e romanità si configurano come ingredienti estetici fondamentali.

Una Madonna col Bambino, nota come Madonna della melagrana, vista alla mostra “Da Jacopo della Quercia a Donatello” tenutasi di recente a Siena, descrive in modo abile e sintetico i tratti salienti del gusto dell’artista. Accanto ad una dolcezza dell’insieme che è sia mistica che severa, sono infatti perfettamente leggibili le citazioni francesi della coroncina e del nasino a punta, la lezione romana ben assimilata del panneggio, l’autentico virtuosismo del nodo che chiude la veste sotto i seni. Un’identità estetica molto ben definita, legata a doppio filo con quella della sua città, Siena.  

Nel controverso medioevo toscano, i senesi si dimostrarono sempre molto pragmatici, sposando in base alle loro lotte intestine, talvolta la causa guelfa e talvolta quella ghibellina, senza mai rinnegare il forte legame con le proprie origini romane, rappresentate anche dal simbolo cittadino della lupa.

Al crollo del potere imperiale sotto l’avanzata degli Angiò, l’estetica senese assimilò così il gusto francese col gotico della sua cattedrale, rintracciabile anche nello stile Nicola e Giovanni Pisano, e nel pittore Duccio di Buoninsegna, un vero maestro di citazioni galliche con la sua formidabile abilità di mescolare teste coronate alla parigina con Bambin Gesù dalle sembianze di antichi senatori romani. 

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