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La sostanza metropolitana

in onda domenica 3 ottobre 2010 alle 13.25

Dopo la pausa estiva Passepartout ritorna la domenica all’ora del pranzo con un reportage sulla dodicesima Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.

“People Meet in Architecture”, finalmente un titolo non cervellotico per una mostra d’Architettura, perché in fondo l’architettura è un luogo dove la gente si incontra. Tra i padiglioni dell’edizione della Biennale di Venezia 2010, regna una confusione oggettiva che però lascia tracce per il pensiero e il ragionamento, forse anche perché l’architettura, a differenza delle arti figurative, serve pur sempre a qualcosa.

Architettura capace anche di fare esercizi di profondissima autocritica. A tal proposito è sorprendente l’analisi radicale del newyorkese Tom Sachs che appare come un crudo e definitivo abbattimento del terreno ideale su cui è germogliata l’architettura razionalista del ‘900 teorizzata da Le Corbusier, vista anche come struttura di controllo totale dell’individuo. In una passata puntata, Passepartout ha già raccontato quello che è accaduto a Drancy in Francia durante l’occupazione nazista: un complesso architettonico razionalista fu individuato come luogo ideale per l’installazione di un campo di concentramento. La prospettiva è quella di andare oltre il dibattito architettonico del secolo scorso, con l’intento di superare definitivamente l’impronta dogmatica di quel razionalismo.

Una proiezione verso nuovi scenari futuri che investe anche il campo urbanistico. L’architetto francese Domenique Perrault concentra i suoi ragionamenti attorno ad un concetto inedito, che chiama “sostanza metropolitana”, dove si registra il superamento della concezione storica della metropoli vista come dicotomia tra centro-periferia per una nuova identità territoriale che consta di uno spazio decisamente più ampio, che si delinea nell’ambito di reti di città, dove sorprendentemente il vuoto pare prevalere sul costruito. Questa nuova consapevolezza del territorio apre anche nuovi interrogativi circa il dialogo tra arte e natura e passato e presente. Una risposta poetica viene dalla Russia con il progetto di riconvertire una vecchia città abbandonata, collocata tra Mosca e San Pietroburgo, patrimonio incredibile di archeologia industriale, in un centro residenziale e di servizi, in cui l’aspetto del passato si coniuga con le esigenze dell’attualità, recuperando anche l’antica vocazione di un ambiente originale ricco di canali d’acqua navigabili.

Anche l’architettura giapponese sembra porsi analoghi orientamenti, ricreando nuovi contesti che sembrano tracciati su paesaggi della sua storia passata. E sempre dall’Est arrivano esempi ancor più tangibili di questo dialogo tra costruito e natura, tra vocazioni territoriali antiche e future. Come quello lontanissimo della Cina, dove si progettano costruzioni che coprono e soprassiedono l’intero piano stradale, lasciando campo libero all’espansione dei terreni coltivati circostanti.
Ma anche più vicino a noi, in una tenuta nei pressi di Venezia, si prospetta un’inedita commistione di elementi di un passato agricolo e di un futuro tecnologico in grado di coinvolgere il vissuto di dipendenti, visitatori e ospiti della società informatica che ha sede in questo spazio.

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