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La Cina sincretica

in onda domenica 29 gennaio 2012 alle 13.25

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    Con questa puntata si chiude il miniciclo in tre episodi dedicato interamente alla Cina.

    Nel primo appuntamento si era parlato della Cina del presente e del futuro, a margine della spettacolare edizione dell’Expo 2010 organizzata a Shanghai. Protagonista della scorsa settimana è stata invece la capitale, Pechino, e il suo sviluppo sospeso tra tradizione e modernità. Questa volta si guarda soprattutto all’indietro, mettendo in luce le implicazioni e le eredità del passato storico cinese sull’attualità del grande paese d’Oriente.

    Oggi la Cina è in un momento di riscoperta del suo passato e delle sue radici, dopo aver vissuto un periodo piuttosto recente in cui c’è stato un tentativo di annullarle. Il fenomeno in corso va verso una sorta di controrivoluzione culturale, dove il nuovo viene reso subito antico ed è utilizzato per cancellare le tracce di un passato prossimo già obsoleto. 

    La storia  della Cina è costellata da una significativa sequenza di ultimi imperatori, quelli delle dinastie dei Ming e dei Qing, fino a Pu Yi, la cui vicenda è al centro della narrazione del celebre film di Bertolucci L’ultimo imperatore. Nel mezzo e nel mentre una serie di eventi, con l’ingresso in Cina degli occidentali, le guerre dell’oppio, la ribellione dei boxer.

    Proprio a seguito della partecipazione italiana all’intervento militare internazionale contro i boxer ribelli, l’Italia poté usufruire di una concessione territoriale nella città di Tientsin, che conservò dal 1901 al 1947.  In questo luogo si respira un’aria architettonica incredibilmente italiana, dal gusto liberty di alcune palazzine alle citazioni dechirichiane nelle piazze, fino ad assimilare persino le tendenze del nostro postmoderno nelle costruzioni successive più legate all’attualità.

    La stessa sensazione si ripete negli altri luoghi della città che riflettono le concessioni ad altre nazioni, con la zona francese che sa di Francia, quella russa che appare piuttosto sovietica, mentre ciò che proviene dalla tradizione autoctona locale, anche se talvolta totalmente ricostruito, risulta assolutamente autentico e profondamente cinese. Tientsin sembra quindi essere immersa in un mondo cosmopolita e sincretico, difficilmente riscontrabile altrove, dove la tradizione sta ritornando in vita mediante la modernità, riassegnando alla città una sua precisa identità, che passa anche attraverso la riconquista e la riscoperta del suo passato.

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