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Archivio storico

La famiglia è la benedizione di Dio sul mondo

Il Papa con le famiglie a Philadelphia, a una settimana dall'inizio del Sinodo

28-09-2015 10:42

La famiglia è la benedizione di Dio sul mondo

A una settimana dall'inizio dell'atteso Sinodo sulla famiglia, si è tenuto a Philadelphia l'VIII incontro mondiale delle famiglie. Il Papa ha parlato ai Vescovi della pastorale familiare, e lo ha fatto prima di tutto partendo da un dato di realtà, cioè dalla "profonda trasformazione del quadro epocale, che incide sulla cultura sociale – e ormai purtroppo anche giuridica – dei legami familiari e che ci coinvolge tutti, credenti e non credenti. Il cristiano non è “immune” dai cambiamenti del suo tempo, e questo mondo concreto, con le sue molteplici problematiche e possibilità, è il luogo in cui dobbiamo vivere, credere e annunciare. Tempo fa, vivevamo in un contesto sociale in cui le affinità dell’istituzione civile e del sacramento cristiano erano corpose e condivise: erano tra loro connesse e si sostenevano a vicenda. Ora non è più così. Per descrivere la situazione attuale sceglierei due immagini tipiche delle nostre società: da una parte, le note botteghe, piccoli negozi dei nostri quartieri, e dall’altra i grandi supermercati o centri commerciali". Il Papa quindi spiega con un'immagine il passaggio da un'epoca in cui la morale cristiana era sostanzialmente sovrapponibile a quella largamente condivisa (come quando nei negozi si trovava poca merce e si conosceva direttamente il negoziante), a un'epoca in cui anche la cultura come la merce nei centri commerciali è di moltissime qualità diverse, e nella spersonalizzazione dei rapporti come anche con il personale dei grandi magazzini, è difficile orientarsi nella scelta.
Anche nella cultura e nella fede, continua Francesco proseguendo nello sviluppo della metafora, le nuove generazioni hanno questo approccio consumistico: "inseguendo un “mi piace”, inseguendo l’aumento del numero dei “followers” in una qualsiasi rete sociale, così le persone seguono – così seguiamo – la proposta offerta da questa società contemporanea. Una solitudine timorosa dell’impegno in una ricerca sfrenata di sentirsi riconosciuti". Di fronte alla constatazione di questo cambiamento culturale e religioso, dice il Papa, "noi pastori, sulle orme del Pastore, siamo invitati a cercare, accompagnare, sollevare, curare le ferite del nostro tempo. Guardare la realtà con gli occhi di chi sa di essere chiamato al movimento, alla conversione pastorale. Il mondo oggi ci chiede con insistenza questa conversione pastorale. «E’ vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugi,, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno» dice l'Evangelii Gaudium. Il Vangelo non è un prodotto da consumare, non rientra in questa cultura del consumismo.
Sbaglieremmo se interpretassimo che questa “cultura” del mondo attuale è solo disaffezione per il matrimonio e la famiglia in termini di puro e semplice egoismo. I giovani di questo tempo sono forse diventati irrimediabilmente tutti pavidi, deboli, inconsistenti? Non cadiamo nella trappola. Molti giovani, nel quadro di questa cultura dissuasiva, hanno interiorizzato una specie di inconscia soggezione, hanno paura, una paura inconsapevole, e non seguono gli slanci più belli e più alti, e anche più necessari. Ci sono tanti che rimandano il matrimonio in attesa delle condizioni di benessere ideali. Intanto la vita si consuma, senza sapore. Perché la sapienza dei veri sapori della vita matura con il tempo, come frutto del generoso investimento della passione, dell’intelligenza, dell’entusiasmo. Come pastori, noi vescovi siamo chiamati a raccogliere le forze e a rilanciare l’entusiasmo per la nascita di famiglie più pienamente rispondenti alla benedizione di Dio, secondo la loro vocazione! Dobbiamo investire le nostre energie non tanto nello spiegare e rispiegare i difetti dell’attuale condizione odierna e i pregi del cristianesimo, quanto piuttosto nell’invitare con franchezza i giovani ad essere audaci nella scelta del matrimonio e della famiglia. A Buenos Aires, quante donne si lamentavano: “Ho mio figlio che ha 30, 32, 34 anni e non si sposa, non so che fare”. “Signora, non gli stiri più le camice!”. Bisogna entusiasmare i giovani perché corrano questo rischio, ma è un rischio di fecondità e di vita. Anche qui ci vuole una santa parresia dei vescovi. “Perché non ti sposi?” – “Sì, ho la fidanzata, però non sappiamo… sì, no,… mettiamo insieme i soldi per la festa, per questo…”. La santa parresia di accompagnarli e farli maturare fino all’impegno del matrimonio. Un cristianesimo che “si fa” poco nella realtà e “si spiega” infinitamente nella formazione, sta in una sproporzione pericolosa. Direi in un vero e proprio circolo vizioso. Il pastore deve mostrare che il Vangelo della famiglia è davvero “buona notizia” in un mondo dove l’attenzione verso sé stessi sembra regnare sovrana! Non si tratta di fantasia romantica: la tenacia nel formare una famiglia e nel portarla avanti trasforma il mondo e la storia. Sono le famiglie che trasformano il mondo e la storia. Il pastore annuncia serenamente e appassionatamente la Parola di Dio, incoraggia i credenti a puntare in alto. Egli renderà capaci i suoi fratelli e le sue sorelle dell’ascolto e della pratica della promessa di Dio, che allarga anche l’esperienza della maternità e della paternità nell’orizzonte di una nuova “familiarità” con Dio. Il pastore vigila sul sogno, sulla vita, sulla crescita delle sue pecore. Questo “vigila” non nasce dal fare discorsi, ma dalla cura pastorale. E’ capace di vigilare solo chi sa stare “in mezzo”, chi non ha paura delle domande, chi non ha paura del contatto, dell’accompagnamento. Il pastore vigila prima di tutto con la preghiera, sostenendo la fede del suo popolo, trasmettendo fiducia nel Signore, nella sua presenza. Il pastore rimane sempre vigilante aiutando ad alzare lo sguardo quando compaiono lo scoraggiamento, la frustrazione o le cadute. Sarebbe bene chiederci se nel nostro ministero pastorale sappiamo “perdere” tempo con le famiglie. Sappiamo stare con loro, condividere le loro difficoltà e le loro gioie? Naturalmente il tratto fondamentale dello stile di vita del Vescovo è in primo luogo vivere lo spirito di questa gioiosa familiarità con Dio, e in secondo luogo diffonderne l’emozionante fecondità evangelica, è in primo luogo: pregare e annunciare il Vangelo. E sempre mi ha attirato l’attenzione e mi ha colpito quando all’inizio, ai primi tempi della Chiesa, gli ellenisti si lamentarono perché le loro vedove e i loro orfani non erano ben assistiti. Chiaro, gli apostoli non ce la facevano, e quindi li trascuravano; si riunirono e si “inventarono” i diaconi, cioè lo Spirito Santo li ispirò di costituire i diaconi; e quando Pietro annuncia la decisione spiega: sceglieremo sette uomini così e così perché si occupino di questa esigenza. E a noi spettano due cose: la preghiera e la predicazione. Qual è il primo lavoro del vescovo? Pregare. Il secondo lavoro che va insieme a quello: predicare. Ci aiuta questa definizione dogmatica. Se mi sbaglio, il cardinal Müller ci aiuta perché definisce qual è il ruolo del vescovo. Il vescovo è costituito per pascere, è pastore, ma pascere anzitutto con la preghiera e con l’annuncio, poi viene tutto il resto. Se rimane tempo. ... La missione del buon Pastore nello stile di Dio – solo Dio può autorizzarlo, non la propria presunzione – imita in tutto e per tutto lo stile affettivo del Figlio nei confronti del Padre, che si riflette nella tenerezza della sua consegna: in favore, e per amore, degli uomini e delle donne della famiglia umana. Nell’ottica della fede, questo è un argomento prezioso. Il nostro ministero ha bisogno di sviluppare l’alleanza della Chiesa e della famiglia. Lo sottolineo: sviluppare l’alleanza della Chiesa e della famiglia. Altrimenti marcisce, e la famiglia umana si farà irrimediabilmente distante, per nostra colpa, dalla Lieta Notizia donata da Dio, e andrà al supermercato di moda a comprare il prodotto che in quel momento le piace di più. Se saremo capaci di questo rigore degli affetti di Dio, usando infinita pazienza, e senza risentimento, verso i solchi storti in cui dobbiamo seminarli – perché davvero dobbiamo tante volte seminare in solchi storti – anche una donna samaritana con cinque “non-mariti” si scoprirà capace di testimonianza. E per un giovane ricco che sente tristemente di doverci pensare ancora con calma, ci sarà un maturo pubblicano che si precipiterà giù dall’albero e si farà in quattro per i poveri ai quali – fino a quel momento – non aveva mai pensato. Fratelli, Dio ci conceda il dono di questa nuova prossimità tra la famiglia e la Chiesa. Ne ha bisogno la famiglia, ne ha bisogno la Chiesa, ne abbiamo bisogno noi pastori. La famiglia è il nostro alleato, la nostra finestra sul mondo; la famiglia è l’evidenza di una benedizione irrevocabile di Dio destinata a tutti i figli di questa storia difficile e bellissima della creazione che Dio ci ha chiesto di servire!"
poi il Papa ha incontrato alla messa le famiglie, e con loro ha usato un altro linguaggio, non da pastore che parla ai pastori, ma le parole della tenerezza verso coloro che gli sono consegnati. Parla della tentazione che spesso noi credenti abbiamo "di essere scandalizzati dalla libertà di Dio, il Quale fa piovere sui giusti come sugli ingiusti, oltrepassando la burocrazia, l’ufficialità e i circoli ristretti. Questa tentazione minaccia l’autenticità della fede e, perciò, dev’essere respinta con forza. ... Dio vuole che tutti i suoi figli prendano parte alla festa del Vangelo. Non ostacolate ciò che è buono – dice Gesù –, al contrario, aiutatelo a crescere. Mettere in dubbio l’opera dello Spirito, dare l’impressione che essa non ha nulla a che fare con quelli che non sono “del nostro gruppo”, che non sono “come noi”, è una tentazione pericolosa. Non solo blocca la conversione alla fede, ma costituisce una perversione della fede. La fede apre la “finestra” alla presenza operante dello Spirito e ci dimostra che, come la felicità, la santità è sempre legata ai piccoli gesti. «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome – dice Gesù, piccolo gesto – non perderà la sua ricompensa». Sono gesti minimi, che uno impara a casa; gesti di famiglia che si perdono nell’anonimato della quotidianità, ma che rendono ogni giorno diverso dall’altro. Sono gesti di madre, di nonna, di padre, di nonno, di figlio, di fratello. Sono gesti di tenerezza, di affetto, di compassione. Gesti come il piatto caldo di chi aspetta a cenare, come la prima colazione presto di chi sa accompagnare nell’alzarsi all’alba. Sono gesti familiari. E’ la benedizione prima di dormire e l’abbraccio al ritorno da una lunga giornata di lavoro. L’amore si esprime in piccole cose, nell’attenzione ai dettagli di ogni giorno che fanno sì che la vita abbia sempre sapore di casa. La fede cresce quando è vissuta e plasmata dall’amore. Perciò le nostre famiglie, le nostre case sono autentiche Chiese domestiche: sono il luogo adatto in cui la fede diventa vita e la vita cresce nella fede. Gesù ci invita a non ostacolare questi piccoli gesti miracolosi, anzi, vuole che li provochiamo, che li facciamo crescere, che accompagniamo la vita così come ci si presenta, aiutando a suscitare tutti i piccoli gesti di amore, segni della sua presenza viva e operante nel nostro mondo. Questo atteggiamento a cui siamo invitati ci porta a domandarci, oggi, qui, al termine di questa festa: come stiamo lavorando per vivere questa logica nelle nostre famiglie e nelle nostre società?, che tipo di mondo vogliamo lasciare ai nostri figli? Non possiamo rispondere noi da soli a queste domande. E’ lo Spirito che ci chiama e ci sfida a rispondere ad esse con la grande famiglia umana. Che i nostri figli trovino in noi dei punti di riferimento per la comunione, non per la divisione. Che i nostri figli trovino in noi persone capaci di associarsi ad altri per far fiorire tutto il bene che il Padre ha seminato. In modo diretto, ma con affetto, Gesù ci dice: «Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!» Quanta saggezza c’è in queste parole! In effetti, quanto a bontà e purezza di cuore, noi esseri umani non abbiamo molto di cui vantarci! Ma Gesù sa che, per quanto riguarda i bambini, siamo capaci di una generosità senza limiti. Per questo ci incoraggia: se abbiamo fede, il Padre ci darà il suo Spirito.
Noi cristiani, discepoli del Signore, chiediamo alle famiglie del mondo che ci aiutino. Siamo tanti oggi a partecipare a questa celebrazione, e questo è già in sé stesso qualcosa di profetico, una specie di miracolo nel mondo di oggi, che è stanco di inventare nuove divisioni, nuove rotture, nuovi disastri. Magari fossimo tutti profeti! Magari ciascuno di noi si aprisse ai miracoli dell’amore per il bene della propria famiglia e di tutte le famiglie del mondo – e sto parlando di miracoli d’amore –, e per poter così superare lo scandalo di un amore meschino e sfiduciato, chiuso in sé stesso, senza pazienza con gli altri! Vi lascio come domanda, perché ciascuno risponda – perché ho detto la parola “impaziente”: a casa mia, si grida o si parla con amore e tenerezza? E’ un buon modo di misurare il nostro amore.
Come sarebbe bello se dappertutto, anche al di là dei nostri confini, potessimo incoraggiare e apprezzare questa profezia e questo miracolo! Rinnoviamo la nostra fede nella parola del Signore che invita le nostre famiglie a questa apertura; che invita tutti a partecipare alla profezia dell’alleanza tra un uomo e una donna, che genera vita e rivela Dio. Che ci aiuti a partecipare alla profezia della pace, della tenerezza e dell’affetto familiare. Che ci aiuti a partecipare al gesto profetico di prenderci cura con tenerezza, con pazienza e con amore dei nostri bambini e dei nostri nonni.
Dio conceda a tutti noi di essere profeti della gioia del Vangelo, del Vangelo della famiglia, dell’amore della famiglia, essere profeti come discepoli del Signore, e ci conceda la grazia di essere degni di questa purezza di cuore che non si scandalizza del Vangelo".

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