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Archivio storico

Ogni cosa alla sua piena bellezza

Il Paradiso non è un luogo ma uno stato dell'essere

26-11-2014 14:52

Ogni cosa alla sua piena bellezza

La Chiesa pellegrina verso il Regno era il tema dell’udienza di oggi. Una Chiesa in cammino verso il Paradiso, ha detto il santo Padre. Ma cos’è il Paradiso? “Più che di un luogo, si tratta di uno “stato” dell’anima in cui le nostre attese più profonde saranno compiute in modo sovrabbondante e il nostro essere, come creature e come figli di Dio, giungerà alla piena maturazione. Saremo finalmente rivestiti della gioia, della pace e dell’amore di Dio in modo completo, senza più alcun limite, e saremo faccia a faccia con Lui! E’ bello pensare questo, pensare al Cielo… Ma, tutti noi ci troveremo lassù, tutti. E’ bello, dà forza all’anima”.

Così ha incoraggiato i fedeli che anche oggi hanno sfidato numerosi il tempo incerto: “la Chiesa non è una realtà statica, ferma, fine a se stessa, ma è continuamente in cammino nella storia, verso la meta ultima e meravigliosa che è il Regno dei cieli, di cui la Chiesa in terra è il germe e l’inizio. Quando ci rivolgiamo verso questo orizzonte, ci accorgiamo che la nostra immaginazione si arresta, rivelandosi capace appena di intuire lo splendore del mistero che sovrasta i nostri sensi. E sorgono spontanee in noi alcune domande: quando avverrà questo passaggio finale? Come sarà la nuova dimensione nella quale la Chiesa entrerà? Che cosa sarà allora dell’umanità? E del creato che ci circonda?”

Sono domande che l’uomo si pone fin dai tempi antichi, anche i discepoli se le facevano, ricorda Francesco. Come dice la Gaudium et spes “ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità, e non sappiamo il modo in cui sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova”. Ma tra la chiesa celeste e quella ancora in cammino sulla terra c’è una continuità, una comunione di fondo. “Coloro che già vivono al cospetto di Dio possono infatti sostenerci e intercedere per noi, pregare per noi. D’altro canto, anche noi siamo sempre invitati ad offrire opere buone, preghiere e la stessa Eucaristia per alleviare la tribolazione delle anime che sono ancora in attesa della beatitudine senza fine. Sì, perché nella prospettiva cristiana la distinzione non è più tra chi è già morto e chi non lo è ancora, ma tra chi è in Cristo e chi non lo è! Questo è l’elemento determinante, veramente decisivo per la nostra salvezza e per la nostra felicità”.

Un modo di parlare delle realtà ultime pieno di gioia, che è il segno distintivo della comunicazione di questo Pontefice. “Quella che si prospetta, come compimento di una trasformazione che in realtà è già in atto a partire dalla morte e risurrezione di Cristo, è quindi una nuova creazione; non dunque un annientamento del cosmo e di tutto ciò che ci circonda, ma un portare ogni cosa alla sua pienezza di essere, di verità, di bellezza. Questo è il disegno che Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, da sempre vuole realizzare e sta realizzando”.

Poi il Papa facendo i saluti ai pellegrini nelle varie lingue, rivolto a quelli di lingua araba, in particolare da iraq e Medio Oriente, ha detto: “La violenza, la sofferenza e la gravità del peccato ci devono indurre a riporre il tutto nella giustizia di Dio che giudicherà ciascuno secondo le proprie opere. Siate forti e aggrappatevi alla Chiesa e alla vostra fede così da purificare il mondo con la vostra fiducia; trasformate con la vostra speranza e curate con il vostro perdono, con l’amore e la pazienza della vostra testimonianza! Il Signore vi protegga e vi sostenga!”.

Infine, Papa Francesco ha chiesto preghiere in vista del viaggio che venerdì e sabato lo porterà in Turchia.

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