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Archivio storico

Curare: considerare proprio il dolore di un altro

Il discorso di Natale ai dipendenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano

23-12-2014 11:08

Curare: considerare proprio il dolore di un altro

"Non ho voluto far passare questo mio secondo Natale a Roma senza incontrare le persone che lavorano nella Curia; senza incontrare le persone che lavorano senza farsi vedere e che si definiscono ironicamente “ gliignoti, gli invisibili”: i giardinieri, gli operai della pulizia, gli uscieri, i capiufficio, gli ascensoristi, i minutanti… e tanti, tanti altri". Papa Francesco ringrazia di cuore chi lavora nell'ombra per la santa Sede, chi ha una parte magari apparentemente non prestigiosa, ma sicuramente preziosa. e decide di riflettere sul vero significato della parola cura.

"Curare significa manifestare interessamento solerte e premuroso, che impegna sia il nostro animo sia la nostra attività, verso qualcuno o qualcosa; significa guardare con attenzione a colui che ha bisogno di cura senza pensare ad altro; significa accettare di dare o di ricevere la cura. Mi viene in mente l’immagine della mamma che cura il suo figlio malato, con totale dedizione, considerando come proprio il dolore di suo figlio. Lei non guarda mai l’orologio, non si lamenta mai di non aver dormito tutta la notte, non desidera altro che vederlo guarito, costi quello che costi.

In questo tempo trascorso in mezzo a voi ho potuto notare la cura che riservate al vostro lavoro, e per questo vi ringrazio tanto. Tuttavia, permettetemi di esortarvi a trasformare questo Santo Natale in una vera occasione per “curare” ogni ferita e per “curarsi” da ogni mancanza.

Per questo vi esorto a:

  • curare la vostra vita spirituale, il vostro rapporto con Dio, perché questa è la colonna vertebrale di tutto ciò che facciamo e di tutto ciò che siamo. Un cristiano che non si nutre con la preghiera, i Sacramenti e la Parola di Dio, inevitabilmente appassisce e si secca. Curare la vita spirituale;
  • curare la vostra vita famigliare, dando ai vostri figli e ai vostri cari non solo denaro, ma soprattutto tempo, attenzione e amore;
  • curare i vostri rapporti con gli altri, trasformando la fede in vita e le parole in opere buone, specialmente verso i più bisognosi;
  • curare il vostro parlare, purificando la lingua dalle parole offensive, dalle volgarità e dal frasario di decadenza mondana;
  • curare le ferite del cuore con l’olio del perdono, perdonando le persone che ci hanno ferito e medicando le ferite che abbiamo procurato agli altri;
  • curare il vostro lavoro, compiendolo con entusiasmo, con umiltà, con competenza, con passione, con animo che sa ringraziare il Signore;
  • curarsi dall’invidia, dalla concupiscenza, dall’odio e dai sentimenti negativi che divorano la nostra pace interiore e ci trasformano in persone distrutte e distruttive;
  • curarsi dal rancore che ci porta alla vendetta, e dalla pigrizia che ci porta all’eutanasia esistenziale, dal puntare il dito che ci porta alla superbia, e dal lamentarsi continuamente che ci porta alla disperazione. Io so che alcune volte, per conservare il lavoro, si sparla di qualcuno, per difendersi. Io capisco queste situazioni, ma la strada non finisce bene. Alla fine saremo tutti distrutti tra noi, e questo no, non serve. Piuttosto, chiedere al Signore la saggezza di saper mordersi la lingua a tempo, per non dire parole ingiuriose, che dopo ti lasciano la bocca amara;
  • curare i fratelli deboli: ho visto tanti begli esempi tra di voi, in questo, e vi ringrazio, complimenti! Cioè, curare gli anziani, i malati, gli affamati, i senzatetto e gli stranieri perché su questo saremo giudicati;
  • curare che il Santo Natale non sia mai una festa del consumismo commerciale, dell’apparenza o dei regali inutili, oppure degli sprechi superflui, ma che sia la festa della gioia di accogliere il Signore nel presepe e nel cuore.

Curare. Curare tante cose. Ognuno di noi può pensare: “Qual è la cosa che io devo curare di più?”. Pensare questo: “Oggi curo questo”. Ma soprattutto curare la famiglia! La famiglia è un tesoro, i figli sono un tesoro. Una domanda che i genitori giovani possono farsi: “Io ho tempo per giocare con i miei figli, o sono sempre impegnato, impegnata, e non ho tempo per i figli?”. Vi lascio la domanda. Giocare con i figli: è tanto bello. E questo è seminare futuro".

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