Mi guardi per piacere?
Elasti-pensieri, prima che sorga il sole
«Ehi, scusa, dico a te. Mi guardi per piacere?»
«Eh? Cosa?»
«Sto fotografando tutto quello che mi sembra bello e… ecco, vorrei fotografare te»
«Me?!»
«Già, te. Posso?».
Come reagireste, voi, a una proposta del genere? Sareste lusingati? Arrossireste? Pensereste a uno scherzo? Sorridereste? Mostrereste il vostro lato migliore?
Probabilmente fareste una o più di queste cose ma, soprattutto, diventereste all’istante più belli.
Provare per credere.
Shea Glover, fotografa diciottenne americana, ha fatto l’esperimento in un liceo di Chicago.
Ha avvicinato ragazzetti impacciati, fanciulle in fiore, nerd, bianchi, neri, alternativi, conformisti, cigni e brutti anatroccoli, magri, grassi, alti e bassi. Tutti presi di sorpresa, quasi tutti in quell’età acerba, ipnotica e aggrovigliata, in cui tutto è iperbolico ed eccessivo, in cui non sei carne e nemmeno pesce e in cui il tuo corpo è un involucro in trasformazione che raramente ti somiglia e ancor più di rado ti piace. Li ha catturati in un video che sorprende e incanta.
«Fotografo quello che mi sembra bello. Posso riprenderti?».
Qualche secondo di perplessità e poi, zac!, lo sguardo si fa rotondo e luccicante, i tratti si sciolgono in un sorriso seduttorio, una scintilla nuova accende i volti. E tutti, nessuno escluso, anche solo per un istante, diventano bellissimi.
Perché funzioniamo così. Anche se non siamo adolescenti e non frequentiamo un liceo di Chicago: sentirci ammirati, apprezzati, colti nella nostra essenza luminosa ha il potere di tirar fuori il meglio di noi. La scoperta che qualcuno coglie il bello che ci abita, lo rende immediatamente visibile, in tutta la sua maestosa straordinarietà. La capacità altrui di apprezzarci ci rende più consapevoli, migliori e probabilmente più felici.
Le cose belle bisogna dirsele. L’effetto è dirompente, come una magia.