[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]

La nascita del Carosello dei Carabinieri

Uno dei primi tornei svoltisi a Roma fu quello del 3 settembre 1332, che ebbe luogo precisamente nell’interno del Colosseo, riattato per quell’occasione quanto bastava a consentirne lo svolgimento. Altro importante torneo fu quello del 5 marzo 1565, in Belvedere, nella cinta del Vaticano, del quale si ricordano le norme più significative, come quella che puniva il ferimento del cavallo dell’avversario (ancor più severamente se ne derivava la morte) e quelle che non consentivano il colpo "da mezzo il petto", di "menar più che quattro colpi di spada" e di ferire di punta.

Ma certamente, il torneo più famoso resta quello della sfida di Barletta, avvenuto il 13 febbraio 1503 fra tredici cavalieri italiani e tredici francesi. Raccontano le cronache che il mattino dello scontro Ettore Fieramosca ed i suoi dodici compagni si raccolsero in chiesa per assistere alla Messa e che alla presenza del Principe Prospero Colonna lo stesso Fieramosca fece giurare ai suoi cavalieri "di voler prima morire che uscir dal campo per mia volontà, altro che vincitore". I francesi erano guidati da Charles de Toques, detto monsignor "de la Motte". Al primo urto i cavalieri italiani rimasero uniti. Apparvero invece disordinati quelli francesi. Le successive fasi della sfida volsero gradatamente a favore degli italiani nonostante la strenua e coraggiosa difesa dei francesi, dei quali alla fine tre soli superstiti restarono in campo, due a cavallo ed uno a piedi, che dovettero arrendersi al valore degli italiani. Il merito della così avvincente e costante passione per i tornei in Italia è da attribuire in particolare ai principi savoiardi, allorché si misurarono, fuori Porta Susa in Torino nell’aprile 1050, Oddone di Savoia e Ormanno di Baviera. Da allora i tornei si succedettero con sempre maggiore frequenza. Sono da ricordare quello dei 1313 (nel quale Amedeo V perdette sette cavalli) e il celebre scontro del 1348, che vide Amedeo VI mantenere il campo per tre giorni con i suoi cavalieri, tutti vestiti di verde come lui, cosa che gli valse da allora il nome di "Conte Verde". Al vincitore toccò in premio il bacio di quattro dame e una verga d’oro.

Va poi ricordato lo scontro che ebbe luogo in Fiandra tra il "Conte Rosso", figlio del precedente, e tre nobili cavalieri inglesi, che furono sbalzati di sella e feriti. Ebbero rilievo quella del 1489 sotto il governo di Bianca di Monferrato (premio un manicotto, da cui pendeva un rubino) e quella del 1504 con Filiberto il Bello. Il torneo del 1559 ebbe particolare risonanza perché vi trovò accidentalmente la morte Enrico II, al quale si conficcò nell’occhio sinistro una scheggia di lancia dell’antagonista, conte di Montgomery. Questo luttuoso epilogo determinò una pausa nei tornei. Quello tenuto nel 1620 in onore delle nozze di Cristina di Francia fu disputato con armi spuntate.

Tra i molti tornei a cavallo successivi va particolarmente ricordato quello del 21 febbraio 1839, svoltosi con suggestive modalità nel teatro Regio di Torino in onore del Granduca Alessandro di Russia, di passaggio in quella città. Vi presero parte tre quadriglie di diverse nazionalità - inglese, francese e italiana, quest’ultima comandata dal marchese Corsero di Pamparato - che si cimentarono in diversi esercizi come quello dei dardo e delle teste (per parte italiana l’esercizio dell’anello), prima di esibirsi tutte nel circo, con la perfetta esecuzione di passi difficilissimi che suscitarono grande entusiasmo. Più vicino al nostro tempo è da ricordare il gran torneo dei 22 aprile 1842 nella piazza S. Carlo di Torino. Vi parteciparono quattro squadre di cavalieri. Ed è precisamente "dai loro diversi giri ed armonici intrecciamenti di corse", dal fatto che "parevano i loro fieri e superbi animali avere una mente co’ loro signori, e muovere in esatta cadenza al lieto suono degli strumenti militari" che si può veramente stabilire una relazione diretta con il Carosello attuale, nel quale gli Squadroni dei Carabinieri mostrano, nella sincronia e nell’eleganza delle loro evoluzioni in campo, il perfetto grado di addestramento raggiunto nell’arte dei cavalcare.

Si arriva così al Carosello del 3 maggio 1883, in occasione delle nozze tra Tommaso di Savoia ed Isabella di Baviera, che si svolse a Roma nello stesso incantevole scenario che attualmente fa da cornice al Carosello dei Carabinieri. Non solamente i pini, i prati, l’antica torre sovrastante, il digradare concentrico delle tribune sull’ovale del campo, stabiliscono un legame tra le due manifestazioni (quella di allora e quella di oggi), ma anche la circostanza che la prima ebbe a protagoniste quattro quadriglie di ufficiali dell’Esercito, che impressero il suggello della esclusività militare nell’impiego a Piazza di Siena di unità di cavalieri, addestrate per le più elaborate figurazioni.

 

Il ricordo delle epoche trascorse, a mezzo dei costumi indossati dai cavalieri, si ripeté in occasione dei primo Carosello dei Carabinieri avvenuto a Roma il 9 luglio 1933 in Piazza di Siena, nel quale le varie formazioni in campo indossarono ciascuna una divisa storica dell’Arma, motivando così l’appellativo di "Carosello Storico" dato alle prime esibizioni dei suoi Squadroni. Anche se il Carosello non si esibisce più nelle uniformi del passato, deve considerarsi "Storico" ancora oggi. Nello sviluppo delle sue figurazioni, infatti, l’attrattiva della coreografia non va disgiunta dal significato di alcuni momenti dell’impiego dei cavalieri in battaglia, che si concludono nello scontro finale tra i due Squadroni. Il carattere squisitamente militare della manifestazione si traduce nell’alternarsi dei passaggi veloci, dall’ordine chiuso all’ordine sparso, come quando in combattimento le truppe cercano di adattarsi al terreno e alle esigenze della tattica difensiva od offensiva. Le andature al trotto ed al galoppo si troncano in alt improvvisi. Poi, al ritmo incalzante della musica, la trama riprende a svolgersi e a mostrare un nuovo disegno. L’alternarsi delle figurazioni è incessante.

Guidati da mani esperte, i cavalli eseguono ogni impercettibile comando che li porti dalla formazione di linea al frazionamento in quadriglie, dagli incroci in diagonale all’attraversamento a pettine, dai cambiamenti trasversali agli incontri longitudinali, mutando all’unisono l’andatura loro richiesta, nell’eleganza mirabile delle teste attente e degli arti concordi sino a quando, cessati anche gli arabeschi delle spirali e delle volte, non giunge loro l’estremo comando di lanciarsi alla carica, che li arresterà, frementi, nell’attimo dello scontro frontale. E’ questo il momento esaltante e conclusivo del Carosello, che fa rivivere, nella foga dei cavalli e nel balenio delle sciabole dei cavalieri, la storica vicenda dei carabinieri di Pastrengo. Nel 1958 i Carabinieri a cavallo vennero invitati a Bruxelles per l’Esposizione Universale e poi nell’anno seguente la manifestazione venne più volte effettuata a Roma, in occasione delle visite ufficiali in Italia di capi di stato. La decisione adottata nel 1963 di trasformare il drappello dei trombettieri in Fanfara reggimentale, contribuì notevolmente ad arricchire la formazione classica del Carosello, perché da allora lo sfilamento degli Squadroni dal pennacchio rosso-blu è aperto dalla formazione dei quaranta elementi della Fanfara dal pennacchio bianco e rosso, accrescendo anche sotto l’aspetto cromatico l’interesse spettacolare della manifestazione.


Negli anni sessanta il Carosello dei Carabinieri si esibì con crescente successo in altre città italiane prima di affermarsi nuovamente all’estero, presentandosi nel 1963 e nel 1966 al pubblico di Francoforte sul Meno in occasione del Concorso Ippico Internazionale e nel quadro delle sempre più strette relazioni italo-tedesche. Nell’ottobre 1980, in occasione della visita di Stato compiuta a Roma da Elisabetta II d’Inghilterra e dal consorte Principe Filippo venne offerto alla Regina uno spettacolo di gala, che Ella, già nella preparazione dell’intero programma, aveva accolto con particolare gradimento: il Carosello dei Carabinieri. Questo si svolse nell’insostituibile scenario della Piazza di Siena e presentò nel finale - attraverso l’ordinato e sincrono spostamento dei cavalli al piccolo trotto, troncato quasi per magia all’istante determinato - il disegno della bandiera inglese, sul quale si levarono le note struggenti e solenni del coro del Nabucco. Mentre la folla applaudiva entusiasticamente, la Regina scese dal palco sino al bordo erboso del campo per esprimere al tenente colonnello Sergio Giannone, comandante dei due Squadroni, il suo grato apprezzamento per l’omaggio a lei reso dai Carabinieri.

 

Ma un’altra grande occasione attendeva il Carosello all’estero. Erano i concorsi ippici internazionali di Francia del 1981. Il Carosello si era già esibito a Parigi, ma in forma ridotta, nell’anno 1953 ("Festa Internazionale del Cavallo") e nel 1966. Questa volta giunse nella capitale francese nella sua formazione più completa: Gruppo Comando, Gruppo Stendardo, due Squadroni di 46 cavalli ciascuno, Fanfara a cavallo di 27 elementi e la Banda della Scuola Allievi di Roma, addestrata ad accompagnare e vivificare con il ritmo delle sue esecuzioni le figure svolte dagli Squadroni. I Carabinieri furono accolti alla Stazione di Tolbiac dai presidenti degli enti organizzatori e dal Colonnello Depardon, comandante del Reggimento a cavallo della Guardia repubblicana. Già durante la marcia di trasferimento al Bois de Boulogne la lunga colonna dei Carabinieri a cavallo destò l’ammirata curiosità dei parigini, che poi accorsero in massa ai tre Caroselli effettuati nell’Ippodromo di Longchap. Nel mezzo secolo trascorso dalla sua prima edizione, il Carosello ha di continuo aggiornato e perfezionato le sue figurazioni, non solamente perché ad ogni sua esibizione si confermi e si accresca il prestigio del grado di addestramento raggiunto dai carabinieri a cavallo, ma anche perché sul loro Reggimento incombe l’onere di rappresentare e continuare l’orgogliosa tradizione della Cavalleria italiana. Quanto stimoli e conforti questo retaggio la tacita quotidiana fatica di preparazione dei Carabinieri a cavallo non è necessario illustrare, perché si è già tradotto nella risonanza dei Caroselli all’estero e perché si estende sempre più nell’ammirata simpatia delle nostre popolazioni. Da Trieste a Merano, da Milano a Potenza, sino alle maggiori province della Sicilia, il Carosello ha raccolto il suffragio entusiasta degli italiani. Nuove affermazioni lo attendono in altri centri dove la nostra gente potrà dimostrare ancora, nel plauso per gli Squadroni che ritmano le loro evoluzioni e osano nella carica finale, l’amore che la lega all’Arma dei Carabinieri.

[an error occurred while processing this directive]