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Speciale Pasqua 2013

31 marzo 2013 "Al mattino, quando era ancora buio, le donne al sepolcro"

Speciale Pasqua 2013 - Al mattino, quando era ancora buio, le donne al sepolcro




Dalle 9.30 alle 11.20
domenica 31 marzo 2013
Al mattino, quando era ancora buio, le donne al sepolcro
con Marida Nicolaci, Marinella Perroni, Cristina Simonelli e con Roberta Dapunt



 

                                                                       Josef Alber,  Never before
                                                                                             
 


Con la puntata speciale di oggi, dedicata alla Pasqua, Uomini e Profeti termina la lettura dei Vangeli. Tutta la vicenda cristiana nasce dai racconti delle apparizioni del Risorto. Ma i quattro Vangeli ne danno narrazioni discordanti. Come interpretarle? Come vivono oggi uomini e donne la promessa della resurrezione? Come un evento mitologico o una prospettiva di verità? E come interpretare il fatto che tutti i Vangeli attribuiscono alle donne il primo annuncio della resurrezione? A parlarne oggi con noi tre interpreti del testo: Marinella Perroni, Marida Nicolaci, Cristina Simonelli; e una poetessa Roberta Dapunt, dalla forte e problematica ispirazione religiosa.

 


Che torni  pure il sole di Pasqua.
Per risorgere il Cristo
dentro il mio spirito in confidente 
    Roberta Dapunt 


                                                                             


Marinella Perroni - 
Teologa, insegna Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo di Roma.
Dopo le dimissioni di Benedetto  XVI ha scritto e ripetuto: “La Chiesa ha bisogno di grandi cambiamenti”. 


Marida Nicolaci -
 Insegna esegesi del Nuovo Testamento alla  Facoltà Teologica di Sicilia


Cristina Simonelli - Teologa, Presidente  del Coordinamento Teologhe Italiane


Roberta Dapunt -  Vive in val Badia a Ciaminades.  Ha pubblicato La terra più del paradiso, Einaudi ed. 2008


                                    Tiziano, Resurrezione



Suggerimenti di lettura
Roberta Dapunt, La terra più del paradiso, Einaudi ed. 2008
Daniel Marguerat, Risurrezione, Claudiana 2003
Rowan Williams, Resurrezione. Interpretare l'evangelo pasquale, Qiqajon 2004


Musiche trasmesse
Orlando Di Lasso, Resurrexit, dal cd Mariengesange und Hoeliedmotetten
Christ is risen - Tradizionale -  dal cd  Ancient Church singing of Byzantine Georgia and Rus
Andrew Lloyd Webber, I don't know how to love him, dal cd Jesus Christ Superstar
Peter Schindler, Missa in jazz: Credo et resurrexit, dal cd Missa in Jazz
 Artisti vari - Mah Nishtanah, dal cd Shiron L'Yeladim: Jewish songs for Children Ages 6-9



Poesie
Mario Luzi, Luce s'illuminò da luce da "Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini", Garzanti 1994
Endre Ady, Tristezza della resurrezione, da "Poesie",a cura di Umberto Albini, Guanda 1978


TRISTEZZA DELLA RESURREZIONE

                                  Tra grumi di nebbia, rossi, immensi,

mi ammiccava il sole ingannatore,

quando così dissi:

Alzati e cammina.

Forse a Budapest, forse altrove.

Ricordo poche cose

Del mondo che fu,

ma tristemente son risorto.

 

Si sono aperte le pietre del mio sepolcro,

fumava il Golgota; uscii

risorto, incerto,

dalla profonda tomba di drago del Passato.

E, quale uomo di poco sangue,

andai a cercare

i nuovi apostoli.

 

La tempesta e i boschi mugghianti del Tátra

Furono i miei Tommasi;

affondarono le dita

nelle labbra delle mie ferite.

Volavano le nebbie,

e oltre le nebbie,

guasto, dimentico,

lasciai il Passato.

 

E dissi ancora: Io non so

chi sono; vivo o sono vissuto?

Sono il nome di qualcuno

o erede del triste nome

d’un morto?

La sera porta la mia febbre;

la posta, la mia posta,

come se tutto accadesse

da tanto tempo.

 

Ma è venuto il mattino, tremante di freddo;

né sapevo da quale maggese

di ricordi

veniva quel mattino.

 

 Toccavo le mie ferite;

dolevano, bruciavano orrendamente;

ma chi me le inferse, e quando?

Dove ero passato?

Vissi già dunque? Ero già vissuto?

Chi piangerà per me?

Chi sono? E dove vado?

 

Camminai incerto: dei salmi slavi

risuonavano nelle pinete:

qual era il salmo

che sapevo cantare

una volta, con voce gentile?

Io taccio soltanto,

poiché ho tutto dimenticato.

 

Sento altri venire da lontano.

Ma il Lontano dov’è, dov’è il Vicino?

E dove, i luoghi di mezzo?

E’ come se non fossi venuto mai;

soltanto, sono qui:

Occhi, lettere, telegrammi,

non so perché vogliano me.

 

Né so perché mi guardano

volti indagatori.

Non c’è sul mio volto una scrittura antica;

la grande leggenda

delle lotte antiche si è cancellata

dal mio vecchio volto, dal mio vecchio capo.

Io sono

come un amore cominciato male

o neppure cominciato.

 

Talvolta, una bionda fanciulla,

cedro giovane e santo,

s’aderge superba dinanzi a me,

nel giorno lucente;

stringendo i denti, tacito

fuggo da lei.

E’ ricordo o dolore soltanto?

Se vivessi, se m’amasse,

se esistessi. Penso:

potrebbe essermi figlia.

 

Non so che cosa mi tenga sul tetto,

schiavo o sonnambulo;

sì che pur io guardo tremando

come se fossi uno strano, lontano.

Ciò che dico, è freddo

come voci di tempesta

urlante in una caverna di gelo.

In qualche luogo, tra le nevi,

su qualche nevaio lontano si è perso

il mio essere primo.

 

Guai a chi risorge

E la propria vita non sente.

La sua vita è ciancia di burattino

e burattino lui stesso:

Domanda, tentazione, mistero.

Io aspetto che qualcuno mi chiami,

con bocca dolce e calda

mi sussurri chi sono.

 

Qui nella valle del Tátra

Sta un lago: chiaro,

selvaggio, puro.

Io vi cerco i secoli, la mia vita,

i canti che spalancano le tombe.

Cerco la mia prossimità,

il Tempo alato,

lo specchio magico

in cui qualcuno mi ravvisi.

La Vita si ferma,

so che non esiste più nulla;

nessuno vive

e nulla è vero.

Un vecchio volto rugoso ghigna dal lago:

non so chi sia.

Ma sono risorto, ahimè, sono risorto.

                           Endre Ady 

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