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Alì Babà

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    Tutti conosciamo l’epilogo di questa celebre vicenda: Pinocchio si lascia convincere dal Gatto e la Volpe che, nottetempo, s’impossessano delle monete che l’ingenuo burattino aveva sotterrato nel Campo dei Miracoli, credendo alle parole dei due malandrini.

    Non tutti sanno, però, che qualche decennio più tardi, a Milano, l’Albero degli Zecchini germogliò per davvero. Siamo nel 1959 e gli organizzatori del Salone del Bambino, una fiera campionaria per prodotti destinati all’infanzia, affidano al giovane Cino Tortorella, già noto al pubblico per il personaggio del Mago Zurlì, il compito di fare uno spettacolo per bambini che la televisione avrebbe ripreso durante lo svolgersi della loro manifestazione.
    Tortorella pensa a una specie di fiaba-varietà ispirata al racconto collodiano, una rielaborazione molto libera, con elementi presi dal libro e l’inserimento di un concorso canoro per bambini.

    Così, mentre Pinocchio e un gruppo di bambini organizzano una sfilata di canzoni, il Gatto e la Volpe tentano più volte di rubare gli zecchini d’oro sotterrati, non riuscendoci a causa della presenza dei bimbi. Quando il minifestival giunge alla fine, da terra spunta una piantina che diventa un albero con tanti zecchini d'oro. Il Mago Zurlì li raccoglie e li dà al buon Pinocchio, con gran dispetto del Gatto e della Volpe, e il burattino ne dona uno al bambino che ha vinto la gara canora: « Per te che sei stato cosi bravo e per la tua canzone che è così bella, una canzone d'oro zecchino». Era nato lo Zecchino D’Oro, dall’incontro tra musica e racconto, un magico punto di partenza che ha ispirato l’idea di queste sei piccole storie dal sapore fiabesco.

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