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Il Grinta - La produzione

Dal romanzo al film

LA PRODUZIONE
“La gente non riesce a credere che una ragazza possa avventurarsi nel bel mezzo del gelido inverno per vendicare la morte del padre, ma è veramente andata così.”
-- IL GRINTA, di Charles Portis

Nel 1968, il Saturday Evening Post pubblicò un romanzo a puntate che appassionò i suoi lettori con una storia che, fu subito chiaro, sarebbe diventata una di quelle leggende americane destinate a durare nel tempo. Si trattava de Il Grinta, di Charles Portis, la storia di una ragazza straordinariamente coraggiosa decisa a vendicare il padre assassinato con l’aiuto di un malandato tutore della legge di frontiera e di un onesto Texas Ranger, con i quali si imbarca in un epico viaggio attraverso il selvaggio Territorio Indiano alla ricerca dell’assassino. Impreziosito da uno humor secchissimo, ricco di personaggi rozzamente individualisti e di tematiche squisitamente americane, il romanzo cominciò a vivere di vita propria. 

Proprio come Mattie Ross, anch’esso si recò al di là del fiume, sconfinando nel reame in cui le storie vere si trasformano in racconti leggendari, diventando sia un best seller che un classico della letteratura statunitense, passando da lettore a lettore e da scrittore a scrittore, per decine di anni. Il libro entrò presto a far parte dei programmi scolastici, e nel 1969 divenne un film con John Wayne, mentre il suo titolo entrò a far parte della lingua parlata. 
Le parole “true grit” (True Grit è il titolo originale del libro di Portis, pubblicato in Italia nel 1969 col titolo Un uomo vero per Mattie Ross e più di recente come Il Grinta) divennero sinonimo di quell’ostinazione e del coraggio che sorreggono una persona in circostanze complicate – due dei valori alla base del vero spirito americano.  Ma nella storia di Portis c’era molto più del semplice coraggio.  Narrata con crudezza dalla zitella durissima in cui Mattie Ross si trasforma in seguito, è il manifesto dell’irrequietezza del personaggio americano e dell’ eterno conflitto tra il desiderio di avventura e il bisogno di mettere radici, tra la volontà di rimediare ai torti e le conseguenze di tale volontà che si ripercuotono su anima e corpo.  I personaggi di Mattie, Rooster Cogburn e LaBoeuf sono costretti infatti a confrontarsi non solo tra loro e con il ricercato che inseguono, ma con i loro stessi cuori indecisi tra ciò che desiderano e ciò che è giusto.   
Ciò che conferisce al romanzo la sua atemporalità e la sua qualità trascendente è soprattutto la voce di Mattie, del tutto singolare in letteratura. Il noto autore George Pelecanos, in un intervista rilasciata nel 1996, spiegò che:  “La voce di Mattie, ironica e sicura, è una delle grandi invenzioni della letteratura contemporanea. Io la colloco proprio accanto a quella di Huck Finn e la mia non è un’esagerazione . . . Ancor più importante, inoltre, è il fatto che essa può essere apprezzata dai lettori di varie generazioni, di diverso livello culturale e di diversa estrazione economica. E’ un opera d’arte egualitaria”. 

Portis scrisse cinque romanzi (Il Grinta era il secondo, dopo Norwood), e negli anni, i lettori si sono innamorati della sua miscela alchemica di divertente folklore e di audaci temi archetipici.  Tra gli ammiratori del lavoro di Portis figurano Joel e Ethan Coen, autori di alcuni dei più avvincenti film dei nostri tempi, a partire dal classico del noir Blood Simple-Sangue facile passando poi per Arizona Junior, Miller’s Crossing, Barton Fink, Fargo, premiato con l’Oscar, L’uomo che non c’era, Fratello dove sei?, Non è un paese per vecchi,anch’esso vincitore del premio Oscar e A Serious Man
“Conoscevamo i romanzi di Charles Portis, e questo ci sembrava particolarmente adatto al grande schermo”, spiega Ethan della loro decisione di adattare Il Grinta
I fratelli filmaker sono rimasti piacevolmente colpiti dalla coraggiosa decisione di Portis di collocare una ragazza determinata ed inarrestabile al centro di un romanzo denso di brutalità, ironia e crudeli realtà, cosa che ha fatto leva sul loro interesse per il diverso.  La storia di Mattie è certamente ricca di un’umanità schietta e di un’arguzia nera come l’inchiostro che ha spesso trovato posto nella visione cinematografica dei Coen, ma al tempo stesso, Il Grinta è per loro un nuovo inizio, centrato com’è su un tipo di narrativa assolutamente letteraria, emozionante e diretta.
“La storia rientra perfettamente nel genere particolare delle avventure giovanili”, spiega Joel.
“E’ raccontata da questa quattordicenne assolutamente sicura di se”, aggiunge Ethan, “cosa che probabilmente rende questo libro così strano e divertente. Ma è anche un po’ come Alice nel paese delle meraviglie perché questa ragazzina di quattordici anni si ritrova in un ambiente che potremmo tuttora definire quantomeno esotico”. 

“Questa è un’altra caratteristica del romanzo”, continua Ethan, “L’ambientazione è molto esotica ma ovviamente Portis conosceva bene il luogo e il periodo. Ha reso i dettagli così vividamente realistici che sono diventati surreali”.
Il romanzo è anche decisamente un Western, un genere con il quale i fratelli Coen volevano cimentarsi per la prima volta in maniera totale. Sebbene alcuni sembrino voler collocare Non è un paese per vecchi in questa categoria, per Joel e Ethan quel film era un thriller contemporaneo.  Il tono dei due film è molto differente. “Non è un paese per vecchi era ambientato in Texas”, spiega Joel, “ma era un film contemporaneo.  Nessuno va a cavallo in quel film fatta eccezione che per recarsi nell’interno del Paese. Non lo abbiamo mai considerato un Western. Per noi era qualcosa di diverso”.
La sceneggiatura è rimasta fedele alla struttura del romanzo di Portis, con Mattie al suo centro e presentata come una vecchia donna dura che cerca Rooster Cogburn in uno scalcinato spettacolo sul Wild West a Memphis.  Rispettando la scelta di Portis, desideravano dare alla voce di Mattie – così semplice, incrollabile e altisonante come una vecchia ballata – pieno risalto sullo schermo, e ritrarre l’altrettanto ipnotico Rooster Cogburn e il Texas Ranger LaBoeuf alla luce del suo riconoscimento –o speranza – che ad unirli sia un comune spirito semplice e onorevole.        
Jeff Bridges, al quale è stato affidato il ruolo di Cogburn, spiega che è stata proprio l’idea di mescolare la cadenza originale del romanzo con il tono scanzonato ma commovente del cinema dei Coen a convincerlo a calzare i panni, in maniera originale, dell’iconico personaggio.  

“Quando i Coen mi dissero che volevano girare Il Grinta, gli ho detto ‘Gee, ma quel film non l’hanno già fatto?  Perché volete rifarlo?’ e loro mi hanno risposto, ‘Non vogliamo fare un remake del film, faremo una nuova versione del romanzo di Charles Portis.  Allora ho letto il libro ed ho capito subito quello che intendevano.perché si trattava proprio di una storia perfetta per un film dei Coen.  E visto che non avevano mai fatto un vero Western prima, il film sarebbe stato una sorpresa”. 
Aggiunge Matt Damon, che interpreta il ruolo di LaBoeuf, “Non avevo letto il libro prima che me lo dessero i Coen, ma è uno straordinario vero romanzo americano che merita di essere riconosciuto come tale. Il loro adattamento è semplicemente fantastico.  Hanno utilizzato così tanto del dialogo originale e colto in pieno la sensibilità di Charles Portis nei confronti del modo in cui la gente si esprimeva realmente. Io ne sono rimasto incantato. E comunque, nel film, senti anche sempre la voce dei Coen, perché sono degli artisti così poderosi”.
Conclude Barry Pepper, che interpreta il ruolo del fuorilegge Lucky Ned, ed ha lavorato per la prima volta con i Coen ne Il Grinta:  “il dialogo nel romanzo è come la poesia cowboy scritta da Shakespeare. I fratelli Coen hanno saputo coglierne perfettamente il ritmo e la musicalità. Ciò che è veramente straordinario nel loro adattamento è quanto sia appropriato e vero il linguaggio. Il modo in cui hanno re-interpretato ed esteso in maniera visiva ciò che Portis aveva fatto nel romanzo è qualcosa di meraviglioso e di molto particolare”. 


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