Tomas Netopil: Strauss Also sprach Zarathustra, poema sinfonico op. 30

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    Auditorium Arturo Toscanini di Torino
    Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

     

    Tomas Netopil direttore

     

    Richard Strauss
    (1864-1949)
    Also sprach Zarathustra, poema sinfonico op. 30 (1896)          
    Introduzione - Degli abitatori di mondi reconditi - Del grande anelito -
    Dei piaceri e delle passioni - Il canto dei sepolcri - Della scienza -
    Il convalescente - La canzone a ballo - Il canto di un viandante notturno

     

    Da Nietzsche a Strauss
    Tratto dal programma di sala dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

    La prima esecuzione assoluta di Also sprach Zarathustra avvenne il 27 novembre del 1896 a Francoforte. Strauss aveva trentadue anni, dopo lo spirito goliardico di Till Eulenspiegel, sentiva l’esigenza di riflettere su temi esistenziali con un approccio meno superficiale di Tod und Verklärung. Fu così che il suo occhio cadde su Nietzsche, l’autore che già aveva affascinato Richard Wagner qualche decennio prima. Gli scritti dedicati a Zarathustra e al tema dell’Oltreuomo erano una risorsa preziosa per un compositore che stava cercando nella musica sinfonica uno strumento di riflessione filosofica. La vicenda è quella del profeta persiano di Ormazd, che, dopo un lungo periodo di ritiro dalle occupazioni mondane, torna tra la sua gente per liberare l’uomo dalla prigionia della morale. Le idee della rivelazione e del progresso furono gli aspetti della filosofia nietzschiana che più appassionarono Strauss: Zarathustra come emblema di una dramma eroico in cui l’uomo si batte per perseguire la sua opera di avanzamento civile, al di fuori delle costrizioni morali. Ma laddove Nietzsche vedeva nichilismo e rassegnazione, Strauss, invece, vedeva un virile incitamento alla rinascita della coscienza umana.

    Gli argomenti del poema sinfonico elaborano liberamente otto capitoli del testo; soggetti stimolanti non solo sotto il profilo filosofico, ma anche visivo e uditivo: abitatori di mondi reconditi, grande anelito alla libertà, piaceri e passioni, canti dei sepolcri, nascita dello spirito scientifico, ritorno alla vita di Zarathustra, canto di danza, canto del viandante notturno e relativa elevazione dello spirito umano al di sopra del mondo.

    Tutto materiale perfetto per soddisfare le esigenze narrative della musica, secondo un percorso che privilegia la capacita dell’uomo di evolvere dall’oscurità degli stadi primitivi alla luce dell’era civilizzata. Ed è difatti dagli abissi delle tenebre che parte la composizione di Strauss, con una delle più celebri apparizioni della luce che sia mai stata scritta: un passaggio da minore a maggiore che si abbatte, con la violenza di una rivelazione accecante, sulle palpebre ancora chiuse dell’uomo. Strauss introduce un cammino che avanza nella direzione della saggezza, passando attraverso i conflitti laceranti delle passioni (Dei piaceri e delle passioni), nemiche della volontà di potenza, e le forze dissolutrici della morte (Il canto dei sepolcri).

    L’emblema del progresso si manifesta in una grandiosa fuga centrale, simbolo dell’organizzazione concettuale e dei progressi della scienza (Della scienza). Mentre l’impulso dionisiaco prende forma nel turbinio danzante della Canzone a ballo, quando l’elegante ritmo della danza viennese si sfibra nella voce gaudente del violino solo. Solo nel Canto di un viandante notturno appare tutto lo spirito apollineo della filosofia nietzschiana, con i suoi timbri rarefatti al confine con la dimensione immateriale del trascendente: l’uomo ha raggiunto la saggezza, ormai si è elevato al di sopra della morale, e può osservare l’immanente sospeso in un’atmosfera che si è definitivamente liberata dal peso delle forze terrene.

     

    Lo Zarathustra di Kubrick

    Spesso Stanley Kubrick sembra partire dalla musica per ideare alcune sequenze dei suoi film. E il caso di 2001: Odissea nello spazio (1968), dove l’incipit dello Zarathustra straussiano torna più volte: in apertura, quando un sole luminoso sorge accanto al logo della Metro Goldwin Mayer; nel prologo, quando una scimmia antropoide scopre che le ossa possono essere usate come armi da combattimento; e nel finale, quando l’astronauta si trasforma in un feto luminoso che vaga nello spazio. Tre grandi momenti di nascita e superamento: un’alba, che si può intendere come la creazione dell’universo; una scoperta che farà avere a una scimmia la meglio sugli altri animali e avvierà il passaggio dallo stadio primitivo verso quello umano; e il superamento della vita terrena alla ricerca di una condizione al di là dell’esperienza immanente. L’inno all’Oltreuomo di Strauss concorre in modo determinante a definire l’enfasi e il significato di queste immagini cinematografiche.

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