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Note di regia

Cinzia Th Torrini

Perché fare questo film? Un esercizio di stile? Uno dei tanti remake? Con la lettura del libro ho capito quanto fosse moderna e attuale questa storia e quanto avrei potuto identificarmi e darle una nuova interpretazione. A me piacciono le storie dove  si può sviscerare attraverso l’amore e la passione le psicologie dei personaggi, mi ritengo fortunata per essere stata chiamata a realizzare la Certosa di Parma.
Nel romanzo Stendhal con ironia ci racconta una storia italiana piena di intrighi e passioni dove l’amore arriva sempre nel momento sbagliato e alla persona sbagliata. Con meccanismi estremamente attuali.  E’ una storia anche sulla crudeltà del tempo che passa di come si ama diversamente a 20, a 30 o a 50 anni.
Abbiamo cercato i protagonisti sia in Francia che in Italia, il film è recitato dagli attori nella propria lingua originale per poter ottenere il massimo dalla loro interpretazione e per ricreare quelle emozioni date dagli attori sul set.
Il lavoro di postproduzione è stato molto difficile ma il risultato davvero esaltante.
Premettendo che stavo toccando una pietra miliare della letteratura francese e iniziavo un lavoro con attori francesi il cui metodo recitativo si affida, per loro stessa ammissione, all’intensità del dialogo sottraendo molto alla gestualità allo sguardo, ho lavorato cercando di ribaltare questo metodo per portare il loro sguardo  verso la macchina da presa.
Ho girato scene d’amore non convenzionali chiedendo agli attori di interpretare la sensualità senza tecnica e azione diretta. Così facendo sono riuscita ad ottenere il risultato più erotico della mia carriera. In questo il film “Il Cigno Nero” è stato di forte ispirazione.
La Certosa è la storia di una passione e per trasmettere questa passione sono stata aiutata anche dalle musiche di Savio Riccardi (Elisa di Rivombrosa).
E’ stata una operazione produttiva durata anni, una vera prima coproduzione al 50% tra Francia e Italia. Ho avuto due produttori importanti che mi hanno permesso di realizzare un lavoro di alta qualità produttiva.
La realizzazione di questo film è stata fortemente voluta anche dal direttore Fabrizio Del Noce, abbiamo avuto il privilegio di poter girare negli stessi luoghi che ha conosciuto e descritto Stendhal, nei castelli e nei palazzi di Parma, Bologna, Reggio e Piacenza.
Abbiamo cercato con la scenografia di ricreare quelle magiche ambientazioni, grande il lavoro dei costumi che sono in gran parte realizzati su misura con un’attenta ricerca dei colori e tessuti. Quelli di archivio vengono dalle migliori sartorie d’epoca, Peruzzi e Tirelli per l’Italia, ma anche da Spagna, Vienna e Londra.  E’ stata consultata una grande documentazione per le acconciature dei capelli, non solo per le donne ma anche per gli uomini. Una nota particolare è che Stendhal l’ha scritto in 52 giorni, noi lo abbiamo girato in 52 giorni.

Essendo una coproduzione anche la troupe era mista tra italiani e francesi. Ancora una volta, avendo già lavorato con troupe di diversi paesi, il linguaggio cinematografico è stato universale.

Abbiamo girato con due macchine Alexa, un nuovo sistema elettronico. Con il direttore della fotografia francese c’è stata una grandissima intesa nel cercare di dare in ogni inquadratura la magia pittorica di un quadro, usando però un linguaggio moderno che si vede nell’uso della luce e del colore.

Nel bellissimo castello di Torrechiara, abbiamo ambientato le prigioni e la residenza di Clelia figlia del Generale Conti direttore del carcere. Ho trovato come mi ero immaginata la torre alta dove viene imprigionato Fabrizio e la terrazza da cui Clelia cerca di vederlo.
Abbiamo girato nella vera reggia quella di Colorno che, con il suo bel parco con le fontane, sembra  una piccola Versailles.
Gli interni li abbiamo ambientati nella Rocca di Soragna rimasta intatta come nel passato con tutti i suoi bellissimi affreschi e abitata ancora dal proprietario il principe Diofebo Melli Lupi. Una stanza mi ha particolarmente colpito. Il salone delle donne forti.
Ancora è intatta l’antica camera del principe con gli arazzi e le boiseries dorate.
Cercavamo un castello più a se stante nella natura che potesse essere credibile sul lago di Como. Abbiamo scelto il castello di Rivalta, vicino a Piacenza per la sua unicità nell’architettura e la bellezza delle camere da letto con tappezzerie tutte diverse in cui hanno dormito e continuano a dormirci nobili e regnanti. Nel borgo abbiamo girato l’abate Blanes. Piacevolissimo la sera restare a pranzo nel borgo con una atmosfera romantica e cibo ottimo, penso di aver mangiato i più buoni tortelli alle erbette della mia vita!
A Fontanellato abbiamo ambientato la dimora del Vescovo Landriani.
Al Palazzo Ducale di Parma la residenza del Conte Mosca.
A Villa Isolani gli scavi archeologici, la villa dove Fabrizio va con Marietta prima che uccida Giletti.
L’esterno di Palazzo Albergati lo abbiamo scelto per il palazzo Sanseverina. All’interno abbiamo girato nelle antiche cucine, nei saloni e nella bellissima scala a chiocciola.

Girare in questi palazzi veri è stato come sentirmi osservata da tutti coloro che lì ci hanno vissuto e mi rende responsabile anche verso Stendhal, per quello che ho tentato di ricreare con questo film
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