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L'urlo soul di Charles Bradley

Venerdì 29 luglio 2016


Da James Brown ai Black Sabbath, la voce di Charles Bradley non cambia. King Kong intervista il grande interprete soul che ha recentemente pubblicato il suo terzo album, “Changes”, esplosiva miscela di furia funky e introspezione gospel.

Nato nel ’48 in Florida, pubblica il suo primo singolo nel 2002 e il primo album soltanto nel 2011, all’età di 63 anni, dopo una vita di stenti, ad inseguire lavori precari e ad esibirsi in locali di terz’ordine come imitatore di James Brown.

La Daptone Records di New York si accorge di lui e pubblicaNo time for dreaming.
E’ il primo vero album, i giornali e le televisioni cominciano ad occuparsi di lui, lo chiamano The screaming eagle, l’aquila urlante, e nel 2012 il regista Poull Brien gli dedica il film “Soul of America”.
All’improvviso Charles Bradley diventa una star e la sua vita si ribalta.

“Changes”, la canzone che dà il titolo al suo nuovo disco, è una cover di una ballata dei Black Sabbath, band che Bradley non aveva neppure sentito nominare, ma il testo di quel brano, ascoltato subito dopo la scomparsa della madre, lo mette di fronte al distacco definitivo, alle cose non dette, e gli entra dentro, nell’anima.   

“Tutto ciò che riguarda la mia vita è doloroso – ha detto con la sua profonda voce ai microfoni di King Kong –, ma ho capito che dicendo la verità è più facile farla accettare al mondo e quindi racconto storie reali che sento profondamente nel mio cuore, storie che la gente ha il desiderio di ascoltare. Per questo mi piace la vecchia scuola, perché un tempo i cantanti cantavano ciò che sentivano davvero dentro di loro, oggi non è più così”.

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