[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]

Paternità obbligatoria? Sì, grazie!

di Elasti

«Come stai?»
«…»
«Ehi, no! Che fai? Piangi?»
«No, no. È solo… niente. Vai pure in ufficio a lavorare, tu. Lasciami qui da sola, non preoccuparti… me la caverò, in qualche modo, spero. Forse. Sempre che non anneghi nel mio sconforto»
«Che succede? Perché? Ehi, no! I singhiozzi, no! Smettila! Eddai, su! Non puoi fare così!»
«Facile parlare, per te. Tu sei un maschio. Tu non hai gli ormoni imbizzarriti, non hai l’ansia da prestazione, non hai male dappertutto. Tu non ti senti sciatto, brutto e ciccione. Tu non devi allattare, non devi tirar fuori un istinto materno che non hai, non devi dimostrare niente a nessuno. Tu»
«Guarda che anche per me è tutto nuovo e difficile e strano»
«Già. Ma io sono la mamma. E non sono capace»
«E io sono il papà. E non sono capace nemmeno io. Però, magari, insieme, scopriamo dove hanno nascosto il libretto di istruzioni per questo coso»
«Questo coso chi?»
«Nostro figlio».
Oggi Valeria Fedeli, Vicepresidente del Senato presenta il disegno di legge per introdurre 15 giorni di paternità obbligatoria.
Ed è una buona notizia, per i papà, per le mamme, per i figli e anche per tutti gli altri.
Perché i bambini non sono solo delle loro mamme ma di entrambi i genitori, oltre che patrimonio della società intera. Perché la condivisione della responsabilità genitoriale deve cominciare dal giorno uno, per crescere sana e forte. Perché la parità tra donne e uomini passa anche dal cambio di uno, cento, mille pannolini sporchi. Perché, obbligato a stare a casa dal lavoro, un uomo impara prima a diventare papà. Perché il mondo sarà un posto migliore se, domani, nostro figlio, svegliandosi di notte, chiamerà papà o mamma, senza distinzione o preferenza.
[an error occurred while processing this directive]