Olha Vozna - Ucraina

Il programma è stato realizzato in collaborazione con il Ministero dell'Interno - Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione

e con il cofinanziamento del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020



Ecuador

Cultura e Scuola

Il mosaico etnico ecuadoriano, alla base delle tradizioni e delle culture presenti nel Paese, ha trovato una sintesi, spesso colorita, nei centri urbani, ma le zone interne sono rimaste predominio degli indios, a loro volta distinti in tribù e lignaggi di origini diverse e, ciononostante, accomunati da uno stile di vita praticamente intatto da secoli. Tratti peculiari della cultura degli indios sono, per esempio, le pratiche religiose, risultanti dall'incontro fra antiche credenze e culto cattolico.

Grande importanza è conferita anche alla fiesta, fatta coincidere in genere con una ricorrenza del calendario cattolico e animata da canti, danze e sfoggio dei costumi tradizionali (vesti colorate, gonna aperta su un fianco e scialle per le donne; poncho per gli uomini). Il cappello di panama, indispensabile complemento, costituisce il copricapo nazionale. Sono queste le occasioni in cui vengono suonate, con tipici strumenti a corde o flauti di bambù, anche le musiche più caratteristiche delle Ande, fra le quali il sanjuanito o il pasillos, testimonianze vive del mondo precolombiano precocemente cancellato. Persistono le cerimonie connesse alla nascita, al matrimonio (molto complesse) e alla morte (per i morti bambini non si usa piangere; accanto alla tomba dell'adulto si pongono ago e filo perché l'abito del defunto può strapparsi nel lungo cammino oltre la vita).

A queste presenze autoctone di antica data va fatto risalire il ricco patrimonio artistico e archeologico, cui si sono aggiunti nel tempo gli apporti dell'impero incaico e le architetture coloniali, per arrivare alle produzioni moderne e contemporanee, anch'esse, tuttavia, mai totalmente slegate dalle proprie radici native, come nella pittura primitivista o nella letteratura indigenista.

I reperti più antichi risalgono al periodo Formativo (3200-500 a.C.), in cui la ceramica, incisa o dipinta, presenta in alcuni casi affinità con quella giapponese del periodo Jōmon. I vasi del tardo Formativo sono dipinti con bellissimi colori iridescenti, ottenuti con una tecnica particolare. Dopo il 500 a.C. si svilupparono numerose culture regionali, con le quali ebbe inizio una grande fioritura di stili artistici: la ceramica, che risente di influssi mesoamericani, raggiunse livelli altissimi. A partire dal 700 d.C. si formarono grandi centri urbani e, mentre la ceramica declinava a causa della vasta produzione di massa, fiorì la metallurgia, incrementata dalla richiesta da parte delle classi nobili di oggetti e ornamenti in metallo prezioso. Nella seconda metà del sec. XV, in seguito all'invasione incaica, gli stili locali lasciarono il posto a un tipo di arte prettamente andina. L'arrivo degli spagnoli portò in Ecuador il gusto per il barocco, ancora ricco di influenze tardo rinascimentali. Sorsero chiese e conventi e per tutto il sec. XVI e il XVII agirono scultori e decoratori formatisi nelle missioni o sull'esempio degli scultori Diego de Robles, padre Carlos, Bernardo de Lagarda, il Caspicara e il Pampite, dei pittori Pedro Bédon, Miguel de Santiago, Nicolas Javier de Goríbar. Dopo un lungo periodo di decadenza, l'interesse per la pittura rinacque verso la metà dell'Ottocento con il romantico Antonio Salas, e subito dopo con E. Kingman, G. Paredes e Bolívar Mena, mentre nel sec. XX vanno ricordati l'espressionista Oswaldo Guayasamín, ospitato nei maggiori musei del mondo, Enrique Guerrero e Jaime Villa, nell'ambito del realismo sociale; Nelson Roman, Washington Iza e Ramiro Jácome fra gli esponenti del nuovo figurativismo; aderiscono invece a correnti astratte, pur mantenendo un rigore formale del segno pittorico, Mariela García, Rafael Valdez, Jorge Artieda. Da segnalare anche l'opera dell'astrattista Tabara.

In Ecuador una forma d'arte diffusa, nel vero senso del termine, è quella dei graffiti, che decorano, per esempio, parte della città di Quito.

La ricchezza del patrimonio artistico-culturale nazionale trova appunto splendida sintesi in Quito, la capitale, la cui città vecchia fa parte, dal 1978, dei siti protetti dall'UNESCO, insieme al centro storico di Santa Ana de los Ríos de Cuenca (1999).

Della poesia popolare indigena, in lingua quechua, sorta in quella parte dell'impero incaico che forma oggi l'Ecuador, si conservano pochi frammenti, tra cui il canto Prigione o morte di Atahualpa.

Durante il dominio spagnolo l'attività culturale era monopolizzata dal clero. Furono i gesuiti tra l'altro a introdurre l'insegnamento della letteratura e gli studi umanistici (1585). Esempio significativo della poesia aulica e manierista del periodo coloniale è l'antologia Ramillete de varias flores poéticas (pubblicata a Madrid nel 1675). Si segnala nella prosa solo il vescovo Gaspar de Villarroel (1587-1665), tra i primi cronisti dell'America spagnola a dar rilievo all'elemento narrativo. Piuttosto povero di valori letterari è anche il Settecento, almeno sino agli ultimi decenni del secolo, quando comincia ad accogliere le influenze francesi.

Nel nuovo clima culturale stimolato dall'illuminismo s'inserisce la volontà di emancipazione dal potere coloniale, di cui fu uno dei primi portavoce Francisco Eugenio Espejo de Santa Cruz (1740-1796) con i dialoghi satirici del Nuevo Luciano (1779) e con il primo periodico ecuadoriano, da lui fondato. Il momento eroico della guerra d'indipendenza è presente in tutte le manifestazioni letterarie degli inizi del sec. XIX, come nel resto dell'America Latina, e trova la sua espressione più notevole nella poesia di gusto neoclassico  José Joaquín de Olmedo Bolívar e suo cantore. Il romanticismo si manifesta in Ecuador dopo il 1850 con alcune personalità di rilievo, anche se ancora legate ai modelli europei, come Julio Zaldumbide (1833-1887), imitatore di Byron e Lamartine, Juan León Mera (1832-1894), noto soprattutto per il romanzo Cumandá ovvero un dramma tra selvaggi narrativa indianista; e soprattutto con Juan Montalvo (1833-1889), che, fautore di una partecipazione attiva alla problematica politica e sociale, inaugurò una letteratura di tipo critico e polemico. Anche per merito di questa voce singolare l'Ecuador comincia a prender coscienza di sé stesso e ciò sarà alla base della letteratura del Novecento, con cui il Paese raggiunge il livello internazionale. Infatti, dopo l'esperienza modernista degli inizi del sec. XX nella lirica (A. Borja, E. Noboa Caamaño, M. A. Silva, M. Fierro) e nella prosa (G. Zaldumbide), la letteratura ecuadoriana degli anni Trenta è caratterizzata dall'impegno politico-morale, che si esprime in una narrativa indianista di protesta, di livello eccezionale per la drammaticità e il vigore di rappresentazione, anche se non sempre per i valori stilistici e formali. Questo indirizzo trova i suoi cultori nel “gruppo di Guayaquil”, di tendenze naturaliste (J. de la Cuadra, E. Gil Gilbert, A. F. Rojas, J. Gallegos Lara, J. Fernández), e nei maggiori narratori ecuadoriani del Novecento: Demetrio Aguilera Malta (1905-1981), che è anche uno dei pochissimi drammaturghi ecuadoriani, Alfredo Pareja Díez-Canseco(1908-1993), Alfonso Cuesta y Cuesta (1912-1991) e Jorge Icaza (1906-1978), il cui celebre romanzo Huasipungo (1934) resta l'opera più rappresentativa di questa eccezionale fioritura. Un po' in disparte si muovono Pablo Palacios (1906-1946), autore di racconti e romanzi di tono umoristico, e Adalberto Ortiz (1914-2003), che nel romanzo Juyungo si dimostra sensibile alla ricerca di nuove tecniche. Al contrario della narrativa, la poesia non ha dato grandi nomi, a eccezione di Jorge Carrera Andrade (1903-1978), uno dei lirici latino-americani più significativi del Novecento.

All'inizio degli anni Quaranta un nuovo movimento intellettuale d'ispirazione progressista si diffonde, appoggiandosi alla Casa de la cultura ecuadoriana e alla rivista Letras del Ecuador, diretta da Benjamin Carrión, mentre negli anni Sessanta si costituisce e si impone all'attenzione il gruppo dei poeti “Tzántzicos”, che incarna una forte contestazione indigenista e nel quale si distingue in particolare l'opera di Ulises Estrella, ma che ottiene nel complesso risultati piuttosto modesti, sia nella poesia lirica, sia nel teatro. Il secondo Novecento si caratterizza per il proliferare di riviste e gruppi poetici attorno ai quali crescono le personalità più influenti della letteratura contemporanea ecuadoriana. Uno degli scrittori più originali è Jorge Enrique Adoum, poeta di discendenza nerudiana e saggista pugnace, accanto al quale vanno ricordati, fra altri, Pedro Jorge Vera (pubblicista, poeta, drammaturgo, narratore), il saggista Galo René Pérez, fondatore, tra l'altro, della rivista Madrugada, il poeta e narratore Alfonso Barrera Valverde, legato al gruppo “Umbrales”. Membro di “Presencia”, è invece Carlos de la Torre Reyes, giornalista, romanziere e storico (La revolución de Quito del 10 de agosto de 1809). Vicini a questo movimento sono anche Renán Flores Jaramillo e Filoteo Samaniego, poeta e critico d'arte. Resta da segnalare il gruppo “Caminos”, con autori come Atahualpa Martínez Rosero, poeta che recupera le influenze native, Marco Antonio Rodríguez, Guillermo Ríos Andrade, Félix Yépez Pazos (Mano a mano) e altri. Fra gli autori di teatro si citano Simón Corral, José Martínez Queirolo e Santiago Ribadeneira, e tra gli scrittori più giovani Vladimiro Rivas Iturralde (El legado del tigre, 1997; La caída y la noche, 2001), Jorge Velasco Mackenzie ed Eliécer Cárdenas (Polvo y ceniza, 1979; Háblanos Bolívar, 1983; Que te perdone el viento, 1993; El obscuro final del Porvenir, 2000).

Il “Teatro de ensayo”, poi “Teatro pupular ecuadoriano”, fondato nel 1964 dall'italiano Fabio Pacchioni, presenta nei villaggi Indios spettacoli che si concludono con un dibattito sui problemi delle varie comunità.

I film dell'Ecuador non figurano tra le cinematografie più rinomate e popolari, tuttavia alcuni registi hanno ottenuto riconoscimenti in festival internazionali. Tra le opere migliori, che spaziano dal documentario alla commedia al film storico, si segnalano Ratas, ratones y rateros (1999), di Sebastián Cordero, De cuando la muerte nos visitó (2002) di Yanara Guayasamin, Cara o Cruz (2003) e 1809-1810 Mientras llega el día (2004) di Camilo Luzu.

L'istruzione è obbligatoria (la scuola primaria lo è dal 1871), laica e gratuita dai 6 ai 14 anni. Storicamente a carico degli ordini religiosi (in particolare durante l'epoca coloniale), attualmente la scuola è pubblica, con una significativa presenza anche di istituti privati. Tanto l'insegnamento primario quanto l'insegnamento secondario, che impartisce un'istruzione tecnica, professionale o generale, hanno una durata di 6 anni. L'analfabetismo costituisce un problema rilevante, che viene fronteggiato con l'istituzione di apposite scuole per adulti; l'UNESCO e l'ONU hanno fornito un apporto considerevole per la scolarizzazione della popolazione india, contribuendo alla diminuzione del tasso registrato nel Paese, che, nel 2007, era pari al 15,8%. Particolare sviluppo ha in Ecuador l'istruzione superiore, impartita in diversi centri universitari e politecnici, tra i quali l'Università Centrale dell'Ecuador (Quito; 1769), quelle di Guayaquil (1867), di Cuenca (1868), di Loja (1869), le università tecniche di Manabí (1952), Babahoyo (1971), Loja (1971), Esmeraldas (1970) e le tre università cattoliche di Quito (1946), di Santiago de Guayaquil (1962) e di Cuenca (1970).

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