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Sicurezza sul lavoro

Alla ca dottor Sansonetti,
le scrivo come medico del lavoro e responsabile di un servizio pubblico di prevenzione
Mi paiono necessarie alcune puntualizzazioni.
In Italia le funzioni  pubbliche per la sicurezza e la salute sul lavoro (vigilanza, controllo, informazione e assistenza) sono state trasferite dalla riforma sanitaria (L 833/78) al servizio sanitario nazionale e sono esercitate dalla rete dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPreSAL) delle ASL.Dopo 35 anni, tirare in ballo le Direzione Provinciali del Lavoro del Ministero del lavoro è sbagliato e fuorviante. Su alcuni settori (in primis i cantieri edili) la normativa prevede prevede funzioni di vigilanza anche anche per le DTL, funzioni esercitate in modo coordinato con le ASL.
Le condizioni di sofferenza della rete dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro sono evidenti, perché come in tutti i settori della pubblica amministrazione ci sono stati tagli sul personale e sugli investimenti (in primo luogo formazione).Evitare di fare confusione è fondamentale. Altrimenti, a fronte di situazioni drammatiche,  continueremo a destinare risorse assumendo personale per enti che svolgono funzioni fondamentali, ma differenti.(rileggere gli ultmi 15 anni può essere istruttivo)
Gli infortuni mortali. E' parzialmente vero quello che le ha detto un imprenditore alle 8.25. ma occorre puntualizzare che su strada avvengono "infortuni stradali" legati all'elevata mobilità del lavoro (trasportatori, manutentori, ecc.) ed "infortuni in itinere". Su questi ultimi occorrerebbe un riflessione dell politica. Se noi continuiamo a spingere sulla separazione tra luoghi di vita e luoghi di lavoro, il fenomeno dei morti "in itinere" continuerà ad aumentare.
Morti sul lavoro: I trend storici parlano chiaro. Con le crisi i morti si riducono, sia perché si riducono i lavoratori, sia perché il lavoro "rallenta".
Quando c'è una ripresa economica (qualcosettina nell'ultimo anno si è mosso) i morti aumentano. Aumentano perché aumentano i lavoratori ed aumentano perché le aziende si tuffano sul lavoro. Al di là di ogni giudizio etico, far ripartire una produzione è una cosa complessa (non si tratta solo di riaccendere le macchine) e si ha disordine organizzativo con aumento dei rischi.
Ma un Paese evoluto non dovrebbe parlare di " numeri" ma di "frequenze".
L'unica fonte che consente di farlo sono i Flussi Informativi INAIL - Regioni, ma hanno il difetto che per dare dei tassi di frequenza occorrono 12-15 mesi dalla fine dell'anno in questione.
 Ci sarebbero molte altre considerazioni, ma non può essere questa la sede
Informazioni e link di interesse possono essere trovati sul sito della Società nazionale Operatori della Prevenzione
http://www.snop.it/
Cordiali saluti
 dr carlo Proietti
Specialista in medicina del lavoro
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