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Editoria musicale

Recensione - Le novità editoriali

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Schermaglie tra quotidiani sulla musica: una rarità. Jacopo Pellegrini, sul Foglio del 10 agosto, ridimensiona Alessandro Baricco e l’americano Alex Ross; questi qualche giorno prima su Repubblica hanno scritto di quelli che non comprendono la contemporanea. Pellegrini è più mirato nel ragionamento e vince la sfida, a parer nostro. Baricco, come ogni tanto gli accade, è metà bravo e metà senza meta. Ross (due titoli tradotti in Italia da Bompiani) è una patacca, come diceva Montanelli.

Più serio il progetto “Substitut”, l’archivio storico sul percorso della sottocultura giovanile nella Germania dell’Est, così come riportato dal curatore Michael Boehlke in un’intervista a L’Unità del 9 agosto: era pericoloso anche cantare. Intanto U2 e Bjork danno l’addio al compact-disc – è una corsa a chi dice addio per primo – per un software multimediale chiamato App con scopi specifici per pc, smartphone e tablet. E’ chiaro ascoltare non basta più. La critica più avveduta ora parla del rock come letteratura postmoderna, valutando la biografia di Keith Richards e il romanzo di Michele Mari sui Pink Floyd come avanguardia. A suo tempo chiamarono i Floyd per un film su Proust (la nemesi del cinema: Visconti, Flaiano, Losey...). David Gilmour resistette nove pagine, poi gettò tutta la Recherche dalla finestra. Per fortuna di sotto nessuno rimase ferito, lo stesso il chitarrista decise di trasferirsi in un battello sul Tamigi: hai visto mai?

In Francia rimangono perplessi. La rivista universitaria “Recherches & Travaux” ha dedicato un numero al meloscetticismo: l’odio per la musica. Ma è in estate che essa trascorre il periodo più spettacolare; al punto Stefano Pistolini, su Il Foglio del 13 luglio, scrive che i cantautori si sono ripresi le piazze. Può essere. Può essere tutto.

Al centro resiste il mito degi anni Sessanta. Accolta con dispiacere la chiusura del Chelsea Hotel, l’albergo di New York che ispirò le voci del periodo. Amara invece è l’attualità: ad Aberdeen, sempre negli Usa, hanno bocciato la proposta di dedicare un ponte a Kurt Cobain, leader dei Nirvana, morto suicida nel 1994. Ci aveva provato prima in un albergo di Via Veneto a Roma. La stampa non ne parlò. Meglio la dolce vita.  

Eterno è il culto dei Doors, bersagliati dalla memorabilia. Arcana ne pubblica due: “Riders On The Storm”, che assembla i ricordi del batterista John Desmore; e “Jim Morrison. Vita e morte del Re Lucertola”, un accurato lavoro del critico Jerry Hopkins. Poi il box Feltrinelli “When You’re Strange”; con il documentario sesso, droga e rock’roll di Tom Dicillo e un libro di John Delmonico che svela le indagini Fbi sul cantante. Manca poco e in libreria apriranno un reparto sui titoli Fbi.

Una perla è la stampa, per Minimum Fax, dei versi giovanili di Leonard Cohen. Le intuizioni di Cohen sono di altro livello rispetto alla presunta indignazione dei cantanti rock. Bella la prefazione di Susanne Vega, seguace dell’artista canadese.

Forme alternative fanno da sfondo a “La musica sperimentale”. Libro feticcio di Michael Nyman, pubblicato nel 1974 ed ora disponibile grazie a Shake. Racconta la scena di quegli anni, sulla scorta della personalità di John Cage, distintasi per esperimenti e visioni. Oggi Nyman è solo un nome, come Brian Eno che firma la prefazione; ma qui rivela una sincera adesione, molto anni Settanta, per la ricerca.
A quel punto esplose il punk. Accadde a Los Angeles ma la deflagrazione fu intesa a New York; infine a Londra, dove in breve tempo fu venduto come souvenir. Il clima rivive nella biografia Minimum Fax di Stewart Copeland “Strange Things Happen”. Copeland ha suonato nei Police ed è un magnifico musicista. Il suo testo è privo di sbavature e di nostalgie.

E’ detto in un film: gli eroi muoiono a vent’anni, anche se non muoiono. Il punk fece invecchiare di colpo i complessini pop, l’hiphop a sua volta lo mise all’angolo; così da trasformare in cimeli i Led Zeppelin come i Sex Pistols. La rabbia era quella dei neri. Autentica dunque, persino indecifrabile. Non ribellione o controcultura, ma disperazione. Così Shake ristampa “Hiphop a Los Angeles” di Brian Cross, allievo di Mike Davis, e riscopre una città durissima e multietnica. Ma dove le strade, dopo la violenza, ripopolano di vita e arte. 

Prima del finale due cose colte: “Il sogno dell’opera” di Fabio Vittorini, per Sellerio, dove il melodramma è accostato al mondo onirico. E la biografia politica di Leonard Bernstein, scritta da Barry Seldes per Edt, sull’impegno di uno dei più importanti artisti del Novecento.

Ora tocca a Fernanda Pivano: musa del rock italiano secondo “Pivano Blues”, film che Teresa Marchesi porta alla Mostra del cinema di Venezia. Sulla Pivano è solo l’inizio (e su un altro fronte bene ha fatto Bernardo Valli a implorare Non mettete, vi prego, l’aureola a Terzani). Viviamo nel passato.


A cura di Vittorio Castelnuovo
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