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Sant'Agostino

Non è la fine del mondo. Ma la fine di un mondo.
Che si tratti della crisi economica, o di quella demografica, o di quella ecologica, da tempo nelle nostre società è diffusa la sensazione che le cose stiano cambiando e che la Storia stia voltando pagina. Ogni crisi, ogni cambiamento, ogni voltare di pagina provoca ansia, disagio, disorientamento.

Agostino d'Ippona visse una delle epoche di più profonda crisi, di più radicale cambiamento, di più irreversibile voltar di pagina che la Storia ricordi: il crollo dell'Impero romano. Ciò che sembrava eterno si rivelava caduco. Ciò che appariva assoluto risultava relativo. Ansia, disagio e disorientamento, per Agostino e per i suoi contemporanei così come per noi, uomini e donne di oggi. Agostino stesso aveva vissuto, fin da adolescente, in una condizione di costante crisi e cambiamento: prima studente indisciplinato, poi studioso brillante; prima adolescente inquieto, poi giovane dai molti amori, quindi compagno fedele di una donna che lo renderà padre; prima maestro di provincia senza prospettive, poi oratore ufficiale dell'imperatore; prima scrittore senza successo, poi autore di decine di opere che continuano a dare forma alla coscienza e alla cultura dell'Occidente; prima cristiano non battezzato, poi manicheo anti-cattolico, poi scettico, quindi battezzato, sacerdote e, infine,
vescovo.

Tempi di crisi. Esistenza piena di cambiamenti. La Storia che volta pagina. Fu attraverso queste esperienze che Agostino giunse a scrivere, rivolto a Dio: il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te.

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