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No immigrati, no welfare

Gentile Stefano Feltri, apprezzo molto la sua impostazione razionale nell'analisi delle politiche pubbliche. E' la stessa che cerco di trasmettere ai miei studenti da quando insegno Scienza dell'amministrazione e Analisi delle politiche pubbliche (oggi Politiche di welfare) all'Università di Urbino.
Credo anche che sia assolutamente necessario diffondere la consapevolezza che in passato le politiche sociali hanno privilegiato la previdenza, regalando trattamenti a spese delle future generazioni, e ammortizzatori sociali ad alcune importanti categorie di lavoratori dipendenti, mentre si concedevano ai lavoratori autonomi, artigiani e piccole imprese, ampi spazi di elusione fiscale e sconti contributivi.
Da tempo questo scambio politico non regge più perchè troppe categorie di persone restano escluse dal sostegno del welfare contrattato e non si può chiedere alle generazioni future di farsene carico. E perchè nel frattempo l'invecchiamento demografico è diventato incalzante e inesorabile. Già ora gli ultrasessanticinquenni assorbono i 3/4 dei costi dell'assistenza sanitaria. Agli italiani non piace sentirsi dire che senza immigrati non avremo più chi pagherà le nostre pensioni e l'assistenza sanitaria. Però è bene insistere a spiegare i fatti sperando che un po' alla volta tutti ne siano consapevoli.
Le chiederei solo di essere un po' meno brutale nelle spiegazioni perchè combattere contro le cosiddette "percezioni" richiede doti di persuasione più che di contrapposizione. Altrimenti si rischia di apparire come i soliti intellettuali saputelli rompiscatole. 

Cordiali saluti, 
Nicola Giannelli
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