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Il nome della Rosa

di Umberto Eco

la foto è di Elio Pallard

 

Un monastero benedettino arroccato su una montagna sul finire dell'anno del signore 1327. Uno studioso di origine inglese, Guglielmo da Baskerville, colto e francescano, che indossa un paio di occhiali ed è stato allievo di Ruggero Bacone, il suo giovane allievo, curioso, novizio e benedettino, Adso da Melk, al quale, prima di tutto, è assegnato il compito di raccontare la storia sua, dei monaci del convento, della biblioteca, all'interno del monastero, che è custodia dei tesori in forma scritta non solo della cristianità, ma degli infedeli arabi, e dei poeti e dei filosofi greci, sentina di peccato, di sogni e immaginazioni che allontanano chi crede dalla fede, e certo, non avvicinano gli altri. Tra delitti sanguinosi, indagini logiche, inquisizioni e altre inquisizioni, la chiarezza, la vanità, la verità e il riso di Guglielmo da Baskerville.

A un anno dalla morte di Umberto Eco, a 37 anni dalla prima edizione Bompiani, a 31 anni dalla versione cinematografica di Jean-Jacques Annaud, Moni Ovadia legge Ad Alta Voce "Il nome della Rosa".

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus



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