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Impresentabile

la parola di lunedì 18 marzo

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    La parola del lunedì - impresentabile

     

    Domenica pomeriggio, intervistando Alfano, Lucia Annunziata ha definito il Pdl impresentabile. Si è poi scusata, precisando che riteneva impresentabili non i politici di quel partito, ma certe loro azioni contro le istituzioni, come l’occupazione del tribunale di Milano. Può capitare.

    Ma ormai la parola impresentabile dilaga nel Paese. Il Pd cambia in corsa i candidati alle presidenze delle camere perché Franceschini e Finocchiaro, in quanto politici, sono ritenuti, a torto o a ragione, impresentabili. La deputata Gessica Rostellato dei Cinquestelle si vanta su Facebook di non avere stretto la mano a Rosi Bindi, la fattucchiera democratica che a causa di un incantesimo del mago Porcellum è condannata a non staccarsi mai dalla sua poltrona: impresentabile. Persino i berluscones hanno scaricato Cosentino, Scajola e Dell’Utri perché considerati impresentabili, a differenza del presentabilissimo Scilipoti. E Bersani ha capito che per sparigliare deve presentare un governo senza politici, di tale presentabilità da giustificare la presenza di un solo impresentabile, cioè di un solo politico. Lui.

    Una leggenda consolatoria si è insinuata da qualche tempo nelle viscere del nostro Paese. Afferma che la categoria degli Impresentabili è composta da poche centinaia di persone, i Politici, che tengono in scacco sessanta milioni di creature ingenue e dolcissime: gli Italiani.

    In realtà l’Impresentabile è una creatura dotata di notevole faccia tosta ma anche di notevole adattabilità: può apparire dove meno te lo aspetti. Persino su un bus stracolmo di lavoratori alle sette del mattino. Una lettrice del mio giornale, la signora Anna, lo ha avvistato sull’autobus numero 29 e lo ha raccontato alla nostra storica rubrica di posta cittadina, lo Specchio dei Tempi. Pronti a salire a bordo, in questo viaggio nel cuore di tenebra dell’impresentabilità italiana? 

    Sono le 6 e 55 di un mattino di marzo. L’ora in cui la nostra testimone oculare, come milioni di altri connazionali, sale sui mezzi pubblici per andare al lavoro. Avete presente la scena, vero? Sguardi pesti e già ansiosi, facce assonnate in transito fra il primo caffè trangugiato all’uscita di casa e il secondo, di solito orribile, che berranno fra breve in qualche macchinetta scottandosi le dita col bicchierino di plastica.

    L’autobus sussulta, si ferma, apre le porte per fare salire un uomo. Indossa abiti curati e tiene in mano una borsa di pelle sapientemente lisa, che si può immaginare piena di documenti. Ha un non so che di distinto, rassicurante. E invece è lui, l’Impresentabile.

    Tenendosi al mancorrente, raggiunge il centro del pullman e fa per sedersi nell’unico posto libero, ma i suoi mocassini hanno un’impennata improvvisa e lo catapultano nella direzione opposta, accanto al conducente.

    “Lei lo sa che i sedili sono bagnati?”, urla l’Impresentabile.

    Un conducente scandinavo gli mostrerebbe il cartello che vieta di parlare all’autista. Ma questo è un conducente italiano: confuso e infelice, ma pur sempre disponibile al dialogo.

    “No, non ci avevo fatto caso”, risponde.

    “E ha fatto male. Questa è una vergogna. Io ho dei pantaloni di cashmere e non posso rovinarmeli su un mezzo pubblico. Sono un giudice, io”, grida l’Impresentabile.

    Ma sarà veramente un giudice? Il conducente non ha il coraggio si smentirlo né il potere di chiedergli i documenti. Visibilmente imbarazzato, risponde al signor giudice che molto probabilmente i sedili sono ancora bagnati a causa del lavaggio del pullman, effettuato da una ditta specializzata prima della partenza della corsa.  “Io non posso farci nulla…” conclude l’autista e con queste parole non sa ancora di avere sancito la sua fine.

    L’Impresentabile alza la voce e con tono sprezzante gli spara addosso, così, davanti a tutti, due articoloni del codice civile, dai quali si desume che il conducente è responsabile del mezzo, sedili bagnati inclusi, e che se solo lui sporgesse denuncia, qualcuuuuno finirebbe dentro.

    Se il conducente avesse dato un ceffone all’Impresentabile, ne parleremmo qui come di un eroe. Ma è in piedi dalle 4 del mattino, probabilmente ha un figlio a letto con l’influenza e la moglie che non trova lavoro. Non è insomma nelle condizioni migliori per fare l’eroe. Ferma l’autobus sul bordo della strada, prende uno straccio e asciuga il sedile umido. L’Impresentabile lo osserva compiaciuto. Poi, sempre più tronfio, poggia il suo sedere foderato di cachemire sul sedile asciutto come se fosse un trono.

    Insomma, gli Impresentabili non vanno guardati in faccia. Li riconosci dal sedere. Quando è asciutto, è indiscutibilmente, indubitabilmente, impresentabilmente uno di loro.

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