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Enzo Bianchi, "Gesù di Nazareth. Passione morte resurrezione"

Collana Uomini e Profeti, Morcelliana, 2010

Enzo Bianchi, "Gesù di Nazareth. Passione morte resurrezione"


Enzo Bianchi non concede nulla al rumore delle mode o ai rituali della comunicazione mediatica, che, negli ultimi anni, hanno fagocitato anche i più diversi temi della fede impoverendoli o svuotandoli. Sceglie il terreno più difficile da calcare, ma anche quello di più vitale importanza per la storia e per la fede. Si rimette dunque sulle vie della Palestina dell’epoca di Gesù, ripercorre le rive del Giordano e del Mar Morto, scava i diversi strati della composita religiosità del tempo, accogliendo l’ipotesi di un Gesù vicino, come d’altra parte lo era Giovanni Battista, al movimento essenico e alla comunità di Qumran. I “delitti” compiuti da Gesù, le azioni “blasfeme” in cui si compendiano la sua vita e il suo insegnamento sono tutti gesti e parole di libertà e di misericordia. Ma Gesù ferisce il corpo della tradizione e la struttura del potere religioso, colpisce il suo cuore recidendo il sistema di connessioni attraverso cui esso si riproduce: la Legge, il legame con la Terra e quello con la Famiglia, il Tempio. Questi sono gli elementi che sostengono la tradizione, e qui, su queste pietre, batte la parola di Gesù, qui passa il vento impetuoso della sua proposta di libertà, che spezza questi legami liberando lo Spirito rimastovi imprigionato. Per questa libertà Gesù viene condannato e messo a morte. Una libertà che le fedi, impigliate nella trama vischiosa della storia, non sempre sono state capaci di sostenere. Una libertà che sempre spaventa, con la sua sfida, l’ordine chiuso dei poteri costituiti.
(Gabriella Caramore)  
 
Enzo Bianchi è priore della Comunità Monastica di Bose. Per la Morcelliana ha pubblicato: Quale fede (20022); I paradossi della Croce (20012); La vita altrimenti. Pensieri sul monachesimo (2006); Immagini del Dio vivente (2008). 


 
La Pasqua, attraverso la resurrezione di Gesù, dimostra che risorgeremo anche noi. Questo è il messaggio di Paolo il quale arriva a dire in modo paradossale: “Se i morti non risorgono, neanche Gesù è risorto”. La speranza universale è quella di una vita piena per l’umanità, attraverso un giudizio di Dio e un giudizio sul male del mondo, su quanti hanno sofferto. Un giudizio nel quale ci sarà la reintegrazione nella vita piena di tutti quelli che sono stati vittime della storia e una purificazione nella misericordia di tutti quelli che invece hanno fatto e creato le vittime. Questa è la nostra speranza e questa è la conclusione di una storia di salvezza che si imponga agli uomini, a ciascuno di noi, al cosmo, a tutta la creazione perché anch’essa geme nel dolore e nell’incompletezza, sospira la redenzione, vuole questa reintegrazione in una pienezza di vita
 
 

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