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Katrina

KatrinaKATRINA

Mi chiamo Giulio, ho 17 anni e dopo un triennio di Superiori a Trieste ho avuto la fortuna di passare le selezioni per il Collegio del Mondo Unito (che ormai preferisco chiamare UWC): una scuola che punta alla comprensione internazionale tra ragazzi di varie culture, provenienti da tutto il mondo. Il College per cui ho vinto la borsa di studio è quello del New Mexico, nel sud-ovest degli Usa. Nei prossimi due anniterrò con i lettori di Konrad una specie di corrispondenza, mettendo in contatto il mio piccolo College situato tra i boschi che contornano le Montagne Rocciose e l'Italia. I temi saranno quelli dell'ecologia e dell'ambiente, raccontati in base alle esperienze vissute da me in questa parte di mondo. E allora oggi, dopo un'assemblea straordinaria interna al College, estremamente partecipata e coinvolgente (cosa che in molte scuole italiane non si vede da tempo), voglioparlare di Katrina. No,purtroppo non si tratta di una mia compagna di studi, né di una ragazza incontrata per strada, ma del colossale uragano che ha sconvolto l'intero Stato della Louisiana, sulla costa sud-est degli States. Ho visto dalle edizioni on line di alcuni quotidiani che anche in Italia se ne è parlato molto. Nel nostro college, fina dalle prime notizie del disastro, professori e studenti ci siamo messi d'impegno per raccogliere informazioni su vari siti web, compreso quello della NASA (l'agenzia aerospaziale statunitense). Siamo rimasti sconvolti: alcuni dei ragazzi e delle ragazze hanno parenti o amici nella Lousiana e potete immaginare il loro stato d'animo. Come sapete anche voi, la calamità chiamata Katrina ha sconquassato un'area geografica più grande dell'intero Regno Unito e i morti sono stati oltre diecimila. Oltretutto, l'80% dell'intera New Orleans è finito sott'acqua , a causa della rottura delle dighe che regolavano il livello del lago, situato vicino alla città, e delle fortissime pioggi portate dall'uragano. Tutte le scuole di New Orleans sono inagibili e non riusciranno ad aprire per almeno sei mesi. Innumerevoli sono gli sfolltai, le linee telefoniche tutte da riagganciare, si assiste alla più massiccia migrazione interna dai tempi della guerra civile tra Nord e Su, terribili sono e saranno le conseguenze sulle persone e sulla collettigità. E poi incombe il grave rischio che si propaghino malattie infettive a causa dell'acqua stagnante che inonda strade, paesi e città. E si aggiunge lo stupore, internazionale e americano, mondiale e di noi studenti, per la lentezza dei soccordi. Anche dal college abbiamo seguito le polemiche scoppiate tra il governatore della LOusiana e il Sindaco di New Orleans, nei confronti di G.W. Bush, che attribuisce la colpa dei ritardi alla Protezione Civile, di cui probabilmente licenzierà i dirigenti. Ma sembra che il denaro che il Governo stanzierà per la ricostruzione non sarà sufficiente a raggiungere i 40 miliardi di dollari necessari. A noi qui al college fa veramente tristezza constatare che gli enormi danni causati da Katrina sono stati molto probabilmente amplificati dall'effetto serra, che il Protocollo Internazionale di Kyoto intende combattere. E tutti ricordiamo che quegli accordi non sono stati ratificati dal governo americano, che ora deve fare i conti con le conseguenze ambientali. Anche se i conti più gravi toccano alle decine e decine di migliaia di vittime. Forse, in questa mia corrispondenza dagli Stati Uniti, non vi ho saputo dire nulla di nuovo. Ma l'impatto del disastroè stato tale che non me la sentivo di raccontarvi soltanto come funziona, qui nel New Mexico, la raccolta dei rifiuti urbani. Alla prossima volta. Ultima ora: in LOusiana si dovranno recuperare migliaia di morti. E il governo americano ha affidato la raccolta degli innumerevoli corpi alla Kanyon International, società già inquisita per furto e distruzione di cadaveri e profanazione di cimiteri. Come si spiega allora la decisione del governo americano? Forse con il fatto che il proprietario della Kanyon è Robert Waltrip, amico e finanziatore di Bush padre e Bush figlio? Arrivederci alla prossima volta. 

(Articolo apparso sulla rivista Konrad, ottobre 2005) 

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