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di Gianni Castellaneta - Il Foglio

(...) Obama è stato forse l'ultimo leader dei nostri tempi che ha saputo incarnare la speranza e la possibilità di un futuro migliore, facendo un sapiente uso di questi messaggi in vari modi. I suoi discorsi a Istambul e al Cairo, grandi esempi di apertura al mondo islamico che gli Stati Uniti avevano messo sotto attacco durante la presidenza Bush, hanno rappresentato i punti più alti della diplomazia del presidente, insieme a un risultato storico - e non sufficientemente pubblicizzato - quale l'accordo con l'Iran per lo smantellamento del piano nucleare dopo 35 anni di forti tensioni diplomatiche. (...)
Se invece dovessimo iputare a Obama un insuccesso, paradossalmente questo risiede proprio nella incapacità di sconfiggere le tensioni etniche che ancora oggi sono molto diffuse negli Stati Uniti. Prprio lui, primo presidente di colore, che simbolicamente aveva scelto di darsi al golf, sport "wasp" per antonomasia, tralasciando il basket, giocato tra i neri nei playground dei ghetti, per veicolare l'immagine di una migliore unione tra i gruppi sociali e la possibilità di una emancipazione per tutti, lascia oggi dietro di sé un'America caratterizzata ancora da divisioni, sulle quali la retorica ruvida di Trump ha avuto buon gioco nel catturare consensi. Non è bastato neanche il sostegno della moglie Michelle, genuina esponente della comunità afroamericana di Chicago (...).
Concludiamo questo ritratto in chiaroscuro, caratterizzato comunque da molte più luci rispetto alle ombre, con una breve riflessione sul lascito che Obama vorrà affidare all'Europa, un partner importante che però è stato forse un po' trascurato negli ultimi anni a vantaggio dell'area del Pacifico, più dinamica e promettente a livello economico. (...)

da "Il Foglio" di mercoledì 16 novembre 2016 
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