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Ritratto d'autore: Alfredo Casella (1883-1947)

in onda giovedì 21 gennaio alle ore 17,00

Ritratto d'autore: Alfredo Casella (1883-1947)"La mia cieca fede nell'arte fu in ogni istante la mia vera religione. La musica ha sempre costituito la mia sola ragione di esistere e fu ognora la causa determinante di ogni mia azione".

Potrebbero bastare queste poche parole per darci la misura dell'uomo e dell'artista; invece, per chi voglia, sono disponibili pagine e pagine di pensieri, autobiografici e non, sulla musica e sull'arte che Alfredo Casella ci ha lasciato, valido testimone di un momento - l'inizio del XX secolo - particolarmente travagliato ed intenso per la storia e la cultura in Italia e nel resto d'Europa.

"21+26" è la prima raccolta di scritti del 1931, "Il pianoforte" (1939), libro ancor oggi fondamentale per chi sia interessato alla cultura pianistica, e le sue memorie, "I segreti della giara" (1942); in questa produzione letteraria si legge l'importanza di Casella non solo in senso strettamente musicale, ma in un ambito culturale assai più ampio.

Il panorama musicale italiano all'inizio del '900 è pervaso dagli strascichi - di livello artistico non sempre elevato - di quella tradizione operistica ottocentesca che ha definito nel mondo - e parzialmente ancora identifica - la nostra cultura musicale; ciò che accade nel resto dell'Europa (lo sviluppo di un sinfonismo nazionale, l'evoluzione postwagneriana del teatro, la crescita di una cultura cameristica) pare non lasciare segni profondi nel nostro paese.

Casella fa parte di quella cerchia di artisti che non possono definirsi altro che profondamente europei; non solo Fauré (suo maestro a Parigi), Debussy, Ravel, Strawinsky e Schoenberg e gli italiani Malipiero, Pizzetti, Respighi, Busoni e Toscanini ma anche Savinio, Carrà, Bontempelli, de Chirico; pittura, letteratura, musica, sono aspetti inscindibili dell'arte vista come espressione globale dell'uomo.

In questa visione europeistica, e quindi fortemente d'avanguardia per il nostro paese, Casella cerca anche di valorizzare l'identità musicale italiana; tra Mascagni e Schoenberg (presi a simbolo l'uno del "melodrammismo" più conservatore e l'altro di un'avanguardia impossibile da collegare alla nostra tradizione) Casella opera sia per valorizzare il patrimonio musicale italiano che per diffondere la nuova cultura di matrice europea.

Da qui la fondazione, nel 1917, della Società Nazionale di Musica (poi Società Italiana di Musica Moderna) e del periodico "Ars nova", della Corporazione delle Nuove Musiche (1923), "nuovo organismo di cultura moderna" con lo scopo di "far penetrare in Italia le ultime espressioni, le più recenti ricerche dell'arte musicale contemporanea" ma anche di "restituire alla luce le più belle musiche antiche nostre".

Ecco allora la riscoperta della musica di Vivaldi e Monteverdi (questa dovuta soprattutto a Malipiero), la revisione di opere fondamentali come le Sonate di Beethoven o il "Clavicembalo ben temperato" di Bach; ecco l'organizzazione di concerti che presentano in Italia la nuova musica europea (scrive Casella nel '23, dopo un "Pierrot Lunaire" diretto dall'autore: "Ogni sera, in ogni città si scatenava invariabilmente una reazione violentissima del pubblico... Schönberg, uomo di natura spaventosamente irrequieta ed agitatissima, non capiva perché la sua musica potesse destare tanta opposizione e voleva tornarsene a Vienna dopo ogni concerto").

Apre la nostra trasmissione "À la manière de...", piccoli ritratti pianistici di significativi compositori; ascolteremo poi la "Serenata", qui nella sua trascrizione orchestrale, con cui Casella nel 1927 vinse - quasi senza saperlo - un importante premio (a pari merito con Bartòk).

Seguiranno "Notturno e Tarantella" per violoncello e pianoforte (eseguiti all'Augusteo di Roma nel 1935), "La Giara", commedia coreografica basata sulla novella di Pirandello e "Pagine di guerra", 4 film musicali per pianoforte a 4 mani, drammatica composizione del 1915.
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