Luisa Mattia

 Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria. In quel giorno del 1945, il campo di sterminio di Auschwitz fu liberato dall'Armata Rossa. Per non dimenticare quanto è successo in uno dei capitoli più terribili della storia del Novecento ogni anno, in questa stessa data, si organizzano ovunque diverse iniziative, e i palinsesti televisivi presentano molti film e programmi che hanno per tema l’Olocausto.

Parlare ai più giovani e i giovanissimi di tematiche molto complesse non è però così semplice. Ne abbiamo discusso con Luisa Mattia, scrittrice di libri per ragazzi e autrice televisiva (per la Rai "Il giornale del Fantabosco", "La Melevisione").  

Quali mezzi secondo te – televisione, cinema, editoria – sono più attenti a sensibilizzare i ragazzi sul tema dell’Olocausto?

Tutto è efficace e utile, se proposto in forme di comunicazione, l’importante è che si rivolgano ai ragazzi con sincerità, chiarezza e completezza. Un documentario o un saggio sono fondamentali per offrire la documentazione storica necessaria ma è indubbio che la narrazione – un film, una fiction, un romanzo – siano il mezzo più “caldo” per informare e rendere partecipi i ragazzi. 


Ci vuoi consigliare libri freschi di stampa oppure libri storici ma sempre efficaci che i genitori e gli insegnanti possono usare per parlare ai ragazzi, e anche ai bambini, sul tema dell’olocausto?

Le proposte librarie sono molteplici. Vorrei segnalare un libro pubblicato da tempo ma che mantiene la sua importanza. Lo ha scritto Lia Levi e si intitola “Una bambina e basta” (Edizioni e/o). Per i lettori più picocli, Anna E Michele Sarfatti hanno scritto un bellissimo racconto intitolato “L’albero della memoria.La shoah raccontata ai bambini” (Mondadori). Sulla vicenda di Anna Frank è uscito recentemente un bel libro di Mjriam Pressler: “Io voglio vivere. La vera storia di Anne Frank” (Sonda Editore). Per i lettori più grandi è imperdibile il volume che raccoglie quattro romanzi di ANnika Thor e che si intitola “L’isola lontana” (Feltrinelli kids). 

Nella tua esperienza didattica, qual è il modo migliore per insegnare ai ragazzi a riflettere sul Giorno della Memoria?

I ragazzi sono perfettamente in grado di porsi questioni di carattere etico e domande di carattere storico e sociologico. Il giorno della memoria è un’occasione specifica ma la scuola e l’intera società civile dovrebbero ricordarsi – loro più dei ragazzi – che la riflessione su questioni importanti che riguardano la nostra vita e il nostro passato sono una pratica virtuosa, da frequentare quotidianamente. Il giorno della memoria è un’occasione – una in più – per recuperare e valorizzare la bellezza e la necessità della conoscenza e dell’indagine storica. 

Il genocidio compiuto dalla Germania Nazista avvenne nei confronti non solo degli ebrei ma anche di soggetti discriminati come zingari, omosessuali, oppositori politici, pentecostali etc. Secondo te a scuola si riflette abbastanza su questo punto?

La mia risposta è lapidaria: NO.

Nella tua esperienza di storica autrice televisiva hai registrato, nella comunicazione diretta ai bambini e ai ragazzi, una maggiore attenzione che in passato sul tema dell’Olocausto?

C’è un’attenzione rituale, celebrativa ma spesso episodica, purtroppo. L’Olocausto, proprio per la complessità e la brutalità di ciò che è avvenuto, potrebbe essere, invece, una opportunità di approfondimento e di dibattito sulla storia del Novecento, sui comportamenti sociali che, spesso, si ripetono anche nella contemporaneità, seppur in forme diverse.

Che consiglio daresti ai genitori per coinvolgere i loro figli nelle varie iniziative legate al Giorno della Memoria?

Con i bambini e i ragazzi valgono le comunicazioni sincere e semplici. Contano le narrazioni, i racconti, le conversazioni e le storie. Basta un libro da leggere insieme, un film da vedere, senza retorica, senza intenzione didattica. Conta il confronto, con i bambini e i ragazzi. 

Molti testimoni diretti di quella terribile pagina della storia sono morti. La trasmissione orale da una generazione all’altra si sta impoverendo sempre di più. Nonni e bisnonni sono i grandi “assenti” della comunicazione di massa di oggi. Sei d’accordo? Che fare per invertire la rotta?

Recuperare la storia e le storie è la via maestra. Valorizzare la sensibilità e l’attenzione al rapporto tra le generazioni. Bambini e ragazzi si incantano ad ascoltare storie di vita vissuta, quelle che raccontano i vecchi e i meno giovani di loro. Il racconto, la conversazione familiare, il cerchio bello delle chiacchiere in famiglia che, fino a qualche anno fa, cominciavano con “ti ricordi?” andrebbero recuperare, per la gioia dei bambini e degli adulti. Esistono molte proposte librarie che possono aiutare a recuperare il passato – compreso quello recente – per farne un racconto da amare e condividere. Suggerisco, per la lettura di adulti e ragazzi, i titoli della Collana “Gli anni in tasca”, edita da Topipittori, un casa editrice di grande valore.

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