Olha Vozna - Ucraina

Il programma è stato realizzato in collaborazione con il Ministero dell'Interno - Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione

e con il cofinanziamento del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020



Paesi

Tunisia

Tunisia: bordo orientale del Maghreb, balcone naturale del Nordafrica affacciato sul Mediterraneo. La popolazione si concentra soprattutto nelle città delle regioni costiere, dove il clima favorevole all’agricoltura e la facilità di comunicazione hanno storicamente favorito gli insediamenti e l’economia. Le zone centrali e meridionali sono invece prevalentemente costituite da steppe aride e dalla porzione tunisina dello sconfinato deserto del Sahara, dove nelle macchie verdi delle oasi svettano le palme da dattero.

Per la sua posizione da sempre un ponte naturale tra Africa, Europa e Medio Oriente, la Tunisia ha radici profonde nelle civiltà fenicia e romana, ma alla cultura araba deve lingua, religione, abitudini e stili di vita.

La sua storia plurimillenaria è leggibile da vestigia di ogni epoca: dai reperti paleolitici ai resti punici di Cartagine, alla necropoli di Kerkuane; dagli anfiteatri, terme, ponti e acquedotti romani alla Grande Moschea di Kairouan; dalla medina di Sousse al palazzo turco del Bardo a Tunisi.

Ogni cultura lasciò traccia di sé, ma se con i Romani e gli Arabi il territorio conobbe in genere sviluppo e prosperità, sotto la dominazione dei Turchi iniziò il declino. Nel XIX secolo, nella grande partita coloniale tra le grandi potenze europee, la Tunisia finì preda di un colpo di mano della Francia, che ne fece un suo protettorato (1881).

Iniziò un’immigrazione consistente, soprattutto di Francesi e Italiani. Solo negli anni Cinquanta, dopo che la Tunisia ottenne l’indipendenza (1956), si verificò un grande movimento di rimpatrio dei coloni (tra Francesi e Italiani, in due anni se ne andarono in 110.000).

Il padre dell’indipendenza Habib Bourghiba ha segnato la Storia del Paese fino al 1987. Le scelte politiche della Tunisia hanno rappresentato nel contesto arabo un caso piuttosto originale: anche se l’Islam è religione di Stato, fin dell’Indipendenza la Costituzione ha avuto una decisa impronta laica, con notevoli elementi anche a favore dei diritti delle donne; risorse e programmi di governo hanno privilegiato l’alfabetizzazione e lo sviluppo rispetto all’armamento; anche se con fasi alterne, in politica estera si sono spesso cercate aperture con i paesi occidentali, soprattutto europei; mentre in politica interna, ad una iniziale adesione a modelli vicini al socialismo, si sono sostituite riforme liberiste.

Con il passare dei decenni il Paese ha visto un progressivo deteriorarsi del regime, tra corruzione, lotte per la successione e crisi economica: al manifestarsi delle prime crepe, iniziarono a svilupparsi movimenti di islamismo radicale e il vecchio Bourghiba venne messo da parte dal generale Ben Ali.

Il governo autoritario di Ben Ali è rimasto saldamente al potere fino a quando i movimenti di opposizione e le rivolte di piazza non lo hanno costretto a rifugiarsi all’estero (14 gennaio 2011).

Le prime elezioni per la nuova assemblea costituente (23 ottobre 2011) venivano vinte dal partito islamista moderato Ennahda (Movimento di Rinascita). Mentre si cercava di uscire dalla fase “rivoluzionaria” della cosiddetta “primavera araba” con una fase di transizione pacifica e democratica, gruppi di salafiti jihadisti provocavano disordini e violenze in varie parti del Paese.

La nuova Costituzione veniva approvata il 26 gennaio 2014. Il 26 ottobre le nuove elezioni venivano vinte dal partito Nida' Tunus (Movimento dell’Appello della Tunisia) che riportava la Tunisia alla sue tradizionali posizioni laiche; il suo leader Beji Caid Essebsi vinceva anche le elezioni presidenziali (21 dicembre 2014).

Nel caos seguito alla grave crisi del 2011, non è stato e non è facile mantenere saldamente il Paese in un alveo democratico.

Il terrorismo fondamentalista punta a colpire soprattutto l’industria turistica del paese. Il 18 marzo del 2015, un gruppo di terroristi islamisti attaccava i turisti all'interno e all'esterno del museo del Bardo di Tunisi, provocando 22 vittime; il 26 giugno dello stesso anno colpivano ancora, uccidendo 38 stranieri sulla spiaggia di Sousse.

A sottolineare il riconoscimento internazionale per il “caso Tunisia”, l’unico esito positivo della “primavera araba”, nell'ottobre del 2015, un gruppo di organizzazioni (il cosiddetto “Quartetto del Dialogo”), unite dal 2013 e impegnate nella pacificazione e democratizzazione del Paese, hanno vinto il Premio Nobel per la Pace.



 La Tunisia ha un sistema economico diversificato

L’agricoltura fornisce soprattutto prodotti mediterranei, largamente esportati in Europa, e si basa su colture di olivi (la Tunisia è l'unico grande produttore di olio di oliva del continente africano e uno dei maggiori al mondo), viti, agrumi, ortaggi e frutta, soprattutto primizie; nelle zone interne, dove il clima è più arido, sono diffusi i cereali; le palme da dattero producono la pregiata varietà “deglet nour”. Molto sviluppati sono anche l’allevamento e la pesca. Buona parte del settore industriale, piuttosto strutturato, è nell’ambito conserviero e della lavorazione delle risorse minerarie ed estrattive (soprattutto fosfati, di cui è tra i maggiori produttori mondiali, e petrolio). Purtroppo però, le esportazioni coprono in media meno dei due terzi delle importazioni: insieme alla disoccupazione e alle grandi differenze territoriali, è uno dei problemi principali di uno sviluppo economico squilibrato.

In ogni caso, a fornire il 60% del PIL tunisino è il settore terziario, il cui primo motore è senza dubbio il turismo, favorito dalla bellezza delle spiagge e dal fascino che i siti archeologici e l’esotismo delle oasi esercitano sui turisti, soprattutto europei.

Tunisi, la capitale, è il cuore pulsante dell’economia del Paese, ma una buona rete ferroviaria e stradale, 6 porti e 7 aeroporti internazionali creano un supporto di infrastrutture tutt’altro che trascurabile.

 

LA COMUNITÀ TUNISINA IN ITALIA

Fonti: “Rapporto annuale sulla presenza degli immigrati – 2014” del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; “Rapporto cittadini stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti – 2014” Istat

Se dalla fine dell’800 agli anni Cinquanta sono stati i coloni Francesi e Italiani a emigrare in Tunisia, dagli anni Settanta il flusso si è invertito.

La prossimità geografica ed il comune affaccio mediterraneo rendono l’Italia una meta privilegiata per le migrazioni da questo Paese del Nord Africa. Prima meta storica sono state le coste siciliane, che hanno accolto un numero sempre crescente di cittadini tunisini dediti alla pesca e all’agricoltura.

Attualmente, nel nostro Paese risiedono in modo regolare 122.000 cittadini provenienti dalla Tunisia.

Oggi i flussi sono cambiati e il Nord Italia, con il 62,2% delle presenze, rappresenta la prima meta di questa comunità, mentre il sud ne ospita il 20%. Le percentuali maggiori sono in Emilia Romagna (23%), Lombardia (21%) e Sicilia (13%).

Il 63,5% sono uomini e solo il 36,5% donne.

Il 46% dei Tunisini immigrati in Italia risulta occupato. Il 26,8% di questi lavoratori presta la sua opera nell’edilizia, il 22,5% nell’industria, il 31,4% nel terziario e il 19,3% nell’agricoltura e nella pesca.

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