Giuseppe in prigione e il banchetto del Faraone

Bronzino

Giuseppe in prigione e il banchetto del Faraone

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Lucia Meoni

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Descrizione dell'opera

Giuseppe in prigione e il banchetto del Faraone (1546-47), arazzo in lana, seta, argento e oro filato su disegno e cartone di Agnolo di Cosimo Tori detto il Bronzino, realizzato nell'atelier di Jan Rost, cm. 572 x 422, Roma, Palazzo del Quirinale.

Arriva al Museo Nazionale un prezioso manufatto proveniente da una delle istituzioni artigianali e artistiche che sono la gloria di Cosimo I dei Medici. Si tratta di uno dei venti “panni” con le storie di Giuseppe ebreo, tessuti nell'opificio degli arazzi di Firenze, sotto la guida dei maestri artigiani fiamminghi e su cartone degli artisti al servizio del duca, primo fra tutti il Bronzino, responsabile generale del progetto. Il duca Cosimo I si identifica nella figura del patriarca biblico ed intende utilizzare le storie in chiave propagandistica, con l'intento di restituire gloria e credibilità alla dinastia dei Medici che, tornati a Firenze, si preparano a dare avvio alla rinascita politica e culturale della casata. 

Bibliografia

- Candace Adelson, Aspetti storici e documentari, in Gli arazzi della Sala dei Duecento. Studi per il restauro, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Vecchio), Modena, 1985, pp. 19-46.

- Nello Forti Grazzini, Il Patrimonio artistico del Quirinale. Gli arazzi, Milano, 1994.

- Lucia Meoni, I primi otto anni della manifattura e la tessitura della serie Storie di Giuseppe; La “maniera” di Pontormo, Bronzino e Salviati e l’interpretazione di Rost e Karcher; La rappresentazione della corte. I ritratti di artisti, intellettuali e personaggi illustri, in Giuseppe negli arazzi di Pontormo e Bronzino. Viaggio tra i tesori del Quirinale, catalogo della mostra a cura di Louis Godart (Roma, Palazzo del Quirinale), Loreto, 2010, pp. 193-265.

- Lucia Meoni, Gli arazzi con le storie di Giuseppe Ebreo per Cosimo I de’ Medici, in Gli arazzi con storie di Giuseppe Ebreo per Cosimo I de’ Medici. Il restauro, a cura di Clarice Innocenti, Firenze, 2013, pp. 29-48.