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Progetto Verdi: Nabucco

in onda martedì 16 luglio alle ore 21,00

Progetto Verdi: Nabucco "...Con quest'opera si può dire veramente che ebbe principio la mia carriera artistica; e se dovetti lottare contro tante contrarietà, è certo però che il Nabucco nacque sotto una stella favorevole ...".
In queste parole, scritte all'editore Giulio Ricordi nel 1879, Giuseppe Verdi guarda retrospettivamente al Nabucco come ad un momento saliente della sua carriera e definisce la sua terza opera teatrale come il vero inizio della sua parabola creativa.
Sul Nabucco sono stati tramandati molti aneddoti: ne citiamo uno, tratto da quel "Volere è potere" del 1869 nel quale Michele Lessona elenca a scopo edificante le biografie di grandi personalità - tra cui l'autore annovera appunto anche Verdi. Il Lessona narra che Merelli, l'impresario della Scala, aveva fatto scivolare in una tasca dell'ampio soprabito del Verdi il manoscritto del Nabucco, dicendogli: - Dagli un'occhiata. Giunto tardi a casa, ed acceso il lume, il Verdi aperse così alla sbadata quei fogli, e caddeglil'occhio sul coro del terzo atto degli Ebrei in schiavitù "Va', pensiero, sull'ali dorate". Egli vi sentì subito il biblico Super flumina Babylonis, gittò là il manoscritto, si mise a letto, ma non dormì tutta la notte pensando e ripensando a quel coro. La mattina dopo lesse tutto il dramma, e sollevandosi colla mente oltre i versi e il libretto, vide, egli appassionato lettore della Bibbia, tutto ciò che era di grandioso in quel concetto.
Inizialmente il musicista - pur se attratto da uno dei Salmi più struggenti (che aveva avuto illustri versioni musicali come quella di palestriniana memoria) rifiutò il soggetto, ma poi vi si appassionò tanto da puntare i piedi con Merelli perché la prima dell'opera non venisse rimandata (per la sua sovrapposizione con altre opere di autori di successo tra cui Donizetti e Pacini); Verdi fu anche disposto ad adattarsi ad una preparazione quasi del tutto priva di mezzi: scene e costumi "riciclati" (a causa del regime di economia imposto alla produzione) e dodici soli giorni di prove.
Il successo che il pubblico del massimo teatro lirico milanese decretò all'opera fu grande: nello stesso 1842 Nabucco ebbe - solo alla Scala - ben settantacinque riprese.
Nella trama di derivazione biblica si racconta del popolo ebraico e della sua schiavitù ai tempi di Nabucodonosor, terribile re di Babilonia; all'argomento storico-religioso il librettista Temistocle Solera aggiunge e sovrappone quello amoroso, con il triangolo Ismaele-Fenena-Abigaille.
Come la critica ha ampiamente riconosciuto, l'opera ha globalmente un impianto "corale" che si respira fin dall'attacco dei fiati nella Sinfonia; drammatico affresco collettivo, paragonabile in certo modo al rossiniano "Moïse et Pharaon" ma assai ricco di moderni spunti e tecniche innovative.
Col Nabucco inizia a sgretolarsi quella tendenza alla dispersione che nelle opere giustapponeva, a volte in modo disorganico, parti di diverso peso drammatico musicale e narrativo; qui tutto è funzionale ad un disegno generale che Verdi scientemente programma in ogni suo momento; nell'opera lo svolgersi degli eventi si snoda in modo da delineare nettamente i sentimenti e le emozioni, siano esse di un singolo personaggio o di un popolo intero.
A tutto questo si aggiunge naturalmente il peso dell'evidente corrispondenza tra i fatti narrati e gli eventi storici contemporanei a Verdi, dei quali i primi divengono simbolico paradigma; ancora oggi il celeberrimo coro citato sopra è universalmente considerato l'emblema musicale del patriottismo di ogni tempo.
Il Nabucco segna anche l'inizio di quel periodo di lavoro convulso ed incessante del quale scriverà Verdi nel 1858 alla contessa Maffei: "... dal Nabucco in poi non ho avuto, si può dire, un'ora di quiete. Sedici anni di galera!"

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