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Ritratto d'autore: Felix Mendelssohn Bartholdy

in onda giovedì 14 luglio alle ore 12,00

Ritratto d'autore: Felix Mendelssohn Bartholdy Uomo di grande cultura filosofica, storica, linguistica oltre che musicale, pochi compositori hanno avuto una formazione completa come Jakob Ludwig Felix Mendelssohn Bartholdy (Amburgo, 3 febbraio 1809 - Lipsia, 4 novembre 1847). Le agiate condizioni familiari gli permisero di assecondare un'indole ansiosa di apprendere e di dare libero sfogo all'estro di una precoce vocazione artistica.

La felice infanzia e la serenità familiare si manifestano in tutta la produzione del compositore e direttore d'orchestra tedesco, sempre ispirata da un estremo equilibrio e da un gusto per il brillante, senza troppe concessioni ad aspetti drammatici e a profondi conflitti interiori.

Così il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in sol minore op. 25, primo dei brani proposti nella trasmissione di questa sera, scorre fluidamente senza toppe increspature, all'insegna del più brillante dei virtuosismi. Le volate cristalline, i pezzi di bravura, i passaggi tecnicamente arditi coinvolgono l'ascoltatore con una vivacità autentica e priva di ripensamenti, testimonianza della produzione mendelssohniana più vicina all'ideale classicista.

Esempi della produzione dai toni tipicamente romantici sono invece le Romanze senza parole per pianoforte, dalle quali questa sera ascolteremo due composizioni dal libro V op. 62. Preziose pagine che si pongono come modelli insuperati di una forma consistente nell'elegante, breve elaborazione per pianoforte di un'idea lirica. Nelle poche battute che compongono le romanze Mendelssohn racchiude spesso un mondo intero, con un'estrema capacità di sintesi e allo stesso tempo con la capacità di abbandonarsi alla propria vena lirica.

Tra le pagine più celebri si colloca il Concerto per violino e orchestra in mi minore op. 64, punto di riferimento del repertorio violinistico di tutti i tempi. Opera della maturità artistica del compositore tedesco, composto tra il 1838 e il 1844, il concerto presenta delle novità formali dietro alla apparente struttura tradizionale. Ad esempio il tema del primo movimento, nella consueta forma-sonata, è introdotto direttamente dal violino solista senza alcun preambolo orchestrale. La dolcezza melodica del primo e del secondo movimento, si contrappone al brio del finale Andante molto vivace, in cui sembrano prendere vita e forma i principi della leggerezza e della chiarezza invocati da Calvino nelle sue lezioni Americane.

Con l'ascolto della Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 "Italiana" si conclude il programma di questa sera. "È il lavoro più gaio che io abbia mai composto", ha scritto lo stesso compositore riferendosi alla sinfonia nata, almeno nelle sue idee principali, durante il viaggio in Italia negli anni 1829-1831. I ricordi dei paesaggi italiani si traducono in pagine dalla rara luminosità dai colori strumentali vivi e freschi. Il secondo movimento rievoca una processione funebre seguita dal compositore a Napoli, mentre l'ultimo movimento incorpora stili danzanti del saltarello e della tarantella. Curiosamente la partitura non convinse mai del tutto il compositore e fu pubblicata solo dopo la sua morte.

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