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Ritratto d'autore: Max Reger

in onda venerdì 7 dicembre alle ore 12,00

Ritratto d'autore: Max Reger "Se Bach non fosse nato, io non esisterei, non sarei qui neanche fisicamente", disse di sé Max Reger (Brand, Germania, 19 marzo 1873 - Leipzig 11 maggio 1916), che dalla musica di Bach ha ricevuto l'amore per la polifonia e la severità contrappuntistica. E per descrivere la profondità del suo rapporto con la composizione contrappuntistica per eccellenza, la fuga, che amava particolarmente, affermò: "gli altri scrivono fughe, io ci vivo dentro").

Tutte tedesche sono peraltro le sue fonti d'ispirazione. Fermo assertore della musica assoluta, nell'ampio corpus delle sue opere (146 più le 80 senza numero d'opera) Reger coltivò moltissimi generi musicali (tranne l'opera, per quanto Wagner fosse stato tra i suoi geni ispiratori) e la sua importanza nella storia della musica tedesca è quella di aver traghettato la tradizione germanica dal linguaggio tardoromantico di stampo brahmsiano fino al all'atonalità.

Max Reger ha studiato pianoforte, organo e poi composizione con Hugo Riemann al Conservatorio di Wiesbaden, dove egli stesso ha insegnato fino al 1896; trasferitosi a Monaco nel 1901 in cerca di maggiori opportunità, Reger non ha trovato invece grandi consensi alle sue composizioni, dove il suo matrimonio con una divorziata protestante lo ha relegato all'emarginazione negli ambienti cattolici.

A Lipsia, dove visse dal 1907, fu insegnante di composizione al Conservatorio e direttore musicale dell'Università, attivo come pianista e direttore d'orchestra a livello internazionale; tra i suoi allievi ricordiamo Georg Szell.

Uomo di grandissima energia e sensibilità (che lo porterà più di una volta a disagi di natura emotiva di tipo depressivo) Reger continuò i suoi spostamenti; nel 1911 divenne direttore dell'Opera di Corte di Meiningen fino allo scioglimento della stessa nel 1914; dopo un breve periodo a Jena fece ritorno a Lipsia dove morì d'infarto nel 1916.

Uno dei massimi estimatori della musica di Reger fu proprio quello Schoenberg che si sarebbe emancipato totalmente dalla tradizione di stampo germanico Paradossalmente un'opera pedagogica di Reger "Contributi allo studio delle modulazioni" (1903), appare un piccolo scalino proprio verso la rivoluzione armonica schoenberghiana; un piede nel passato contrappuntistico e l'altro nel futuro atonale, troppo radicale per i gusti conservatori e troppo rivolto al passato nell'opinione delle giovani generazioni.

Il Trio in mi minore per violino, violoncello e pianoforte op. 102, primo ascolto del programma, è stato apprezzato e ammirato fin dalla sua prima presentazione al pubblico. Composto nel 1908, il trio è ricco si audaci modulazioni e passi di grande impatto drammatico. Assieme al Concerto in fa minore per pianoforte e orchestra op. 114, di due anni successivo, costituisce il culmine del complesso stile compositivo sviluppato da Reger.

Prima del concerto per pianoforte, ascolteremo una composizione orchestrale del 1911, Eine lustspielouverture op. 120. Come giustamente è stato più volte notato, un segno distintivo della scrittura di Reger, oltre alla fin troppo menzionata irrequietezza armonica e complessità contrappuntistica, è la sua abilità di orchestratore, certamente sviluppata anche con l'esperienza pratica della direzione d'orchestra.


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